Morto dissanguato in casa la notte dell’Epifania: non era caduto, fermata la fidanzata per omicidio
Svolta nel caso della morte di Kelly Egbon, il 32enne di Schio, nel Vicentino, morto dissanguato la notte dell’Epifania in casa per quella che inizialmente si pensava fosse una ferita causata da una caduta accidentale da un tavolo. Dopo un lungo interrogatorio, i carabinieri hanno fermato la fidanzata, la 36enne Eboluele Queen, con la pesante accusa di omicidio.
L’uomo, di origini nigeriane come la fidanzata, era stato trovato dai soccorritori in una pozza di sangue nella notte del 6 gennaio all'interno della propria abitazione nel centro storico di Schio. I sanitari accorsi sul posto non avevano potuto fare nulla per lui, morto dissanguato per una grave ferita all’inguine che inizialmente si pensava provocata da una caduta accidentale da un tavolo, così come aveva riferito la donna.
Le immediate indagini sul luogo dei fatti e sulla salma e l’interrogatorio di testimoni e della stessa fidanzata, però, hanno portato gli inquirenti a sospettare di lei fino a fare scattare il fermo. Nell’abitazione di piazza Garibaldi che la coppia condivideva, infatti, sono state rinvenute numerose tracce di sangue.
Il 32enne in effetti è morto dissanguato per una ferita che ha reciso l'arteria femorale ma, secondo gli inquirenti, ha cercato di scappare trascinandosi anche fuori dall’appartamento dopo essere stato aggredito. Secondo la ricostruzione degli investigatori, la sera del decesso tra i due sarebbe scoppiata una furibonda lite, come confermerebbero anche i vicini che hanno riferito di aver sentito delle urla provenienti dalla casa.
Nella colluttazione il 32enne sarebbe stato colpito e avrebbe riportato una grave ferita all’inguine che ha reciso l’arteria femorale. I rilievi del medico legale sulla salma di Egbon, che è stata sequestrata dall’autorità giudiziaria, hanno stabilito che l’uomo è stato vittima di un'unica ferita dovuta ad un'arma "da punta e taglio", verosimilmente un coltello.
La 36enne durante l’interrogatorio è caduta in contraddizione più volte fino ad ammettere le sue responsabilità. Nella sua versione dei fatti, la donna ha riferito di essere stata aggredita dall’uomo armata del coltello e di averlo colpito mortalmente con la stessa arma. La donna è stata condotta nel carcere di Montorio veronese. Le indagini continuano per chiarire la dinamica esatta dei fatti e le motivazioni dietro al litigio e alla tragedia.