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Morto Angelo, il cane non era scappato davanti agli incendi in Sardegna per difendere le sue pecore

Angelo non ce l’ha fatta. Il cane da pastore aveva subito gravi ustioni durante gli incendi nella provincia di Oristano; era rimasto fermo davanti al muretto dove c’era il gregge che custodiva. La notizie della sua morte è stata comunicata sui social dai veterinari della clinica DueMari dove era stato trasportato in gravi condizioni: “Ora non soffre più”.
A cura di Biagio Chiariello
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Angelo non ce l'ha fatta. "Non soffre più". Era diventato uno dei simboli degli incendi in Sardegna. Avrebbe potuto mettersi in salvo da quelle fiamme che hanno devastato la Sardegna. Ma lui, cane da pastore, ha preferito restare fermo davanti quel muretto e proteggere le ‘sue' pecore a Tresnuraghes, nel Montiferru, la zona più colpita dagli incendi sull’isola. Ferito gravemente, Angelo è morto dopo giorni di sofferenze. La povera bestia aveva subito con ustioni molto serie alle zampe, ai polpastrelli e al muso; nei giorni scorsi la situazione sembrava essere migliorata, ma ieri è arrivata la notizie che nessuno sperava di non leggere mai direttamente dai veterinari della clinica DueMari dove era stato trasportato in gravissimi condizioni. e"Non soffre più" hanno scritto su Facebook.

Secondo quanto ricostruito, l'animale era riuscito a sfuggire all fiamme salendo sopra un muretto in pietra, pur restando nei pressi del gregge. Ad occuparsi di lui era stato Angelo Delogu, veterinario di Suni. A Oristano l'equipe veterinaria, guidata da Paolo Briguglio e Monica Pais, ha cercato in tutti i modi di salvargli la vita e sembrava che ci fossero buone possibilità. “I grandi ustionati non migliorano. Perdono pezzi. Si tratta di vedere quanti pezzi perderà. Se supera una determinata percentuale sarà morto”, avevano fatto sapere a Fanpage.it dal centro. Purtroppo quella tragica eventualità si è verificata. E Angelo non ce l'ha fatta.

Nel frattempo la LAV (Lega anti vivisezione) ha scritto a tutti i Sindaci delle zone colpite dai roghi affinché emanino da subito un’Ordinanza di divieto di detenzione a catena. Il motivo è semplice: “Molti cani muoiono perché legati alla catena”

“L’uso della catena, oltre a impedire agli animali di mettersi in salvo nel caso di calamità e incendi, compromette in ogni caso la libertà di movimento degli animali con grave danno e pericolo per la loro salute anche psichica e per la loro vita – dichiara Roberto Corona di LAV Cagliari – il cane è, infatti, un animale altamente sociale e si realizza pienamente solo quando è parte di un gruppo. Ma legato alla catena ne è escluso e costretto a una vita innaturale poiché non può esprimere la sua relazionalità e socievolezza. Purtroppo si tratta di un fenomeno ancora tollerato in molte zone d’Italia, di cui non è difficile comprendere la gravità: centinaia di animali costretti a una vita interrotta, prigioniera, sottoposti a stress e sofferenza, e a seri rischi di incolumità!

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