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Morti sul lavoro: le chiamano bianche ma sono nerissime

Si esce la mattina per portare il pane a casa, e non si torna più. Ci stiamo abituando, come se fosse tutto normale.
A cura di Antonio Menna
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È triste gareggiare sui morti. Ma è curioso che, per i media, ci siano delitti da prima pagina e altri che non fanno notizia. Si rimane per mesi a discutere morbosamente dell'assassinio di una ragazzina ad Avetrana. Poi, in un giorno, muoiono sei persone sul lavoro e nessuno ne parla. E' successo ieri, in Italia, da Nord a Sud. Un contadino schiacciato dal trattore, un elettricista caduto, un manovratore travolto, un artigiano finito in una pressa, un pilota nautico schiantato su un molo, un operaio folgorato. Sei persone, in poche ore, ammazzate dal lavoro. In Italia succede mediamente tre volte al giorno. Un numero altissimo. Le chiamano "morti bianche". In realtà sono nerissime. La sicurezza costa. Pochi controlli, molti ricatti. E' l'altra faccia della crisi. Si muore per mancanza di lavoro, ma si muore anche per tenerselo stretto. Si esce la mattina per portare il pane a casa, e non si torna più. Come se fosse normale. Ci stiamo abituando, ed è terribile.

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Antonio Menna, giornalista, scrittore autore tra gli altri del libro "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli".
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