Morte Stefano Cucchi, Ilaria: “La droga fa male? Valutiamo querela contro Matteo Salvini”
All'indomani della sentenza del processo bis per la morte di Stefano Cucchi, che ha visto i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro condannati a 12 anni per omicidio preterintenzionale, è tornata a parlare Ilaria. La sorella del 31enne romano, deceduto nell'ottobre del 2009 dopo essere stato fermato una settimana prima per spaccio e detenzione di droga, è intervenuta annunciando la possibilità di una querela nei confronti di Matteo Salvini. "Che c'entra la droga? Salvini perde sempre l'occasione per stare zitto", ha detto ribattendo al leader leghista che, dopo la pronuncia dei giudici della prima corte d'Assise di Roma, aveva detto ai microfoni di Fanpage.it che il caso "dimostra che la droga fa male". "Stefano non è morto di droga – ha sottolineato Ilaria -. Contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti sono stati chiamati a rispondere in un'aula di giustizia e non escludo che il prossimo possa essere Salvini".
Morra a Salvini: "Inguardabile per la strafottenza che ostenti"
"L’ex ministro di riferimento, Salvini, come commenta la sentenza? È la dimostrazione che la droga fa male", ha scritto sulla propria pagina Facebook Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, commentando la vicenda Cucchi-Salvini. "Cosa c’entra la droga? Il giudice ha detto che Stefano è stato ammazzato da mani umane – ha continuato Morra -. Al giornalista che glielo fa notare, ribadisce: “Non posso dire che la droga fa male?”. E io non posso dire, Salvini, che anche senza droga tu parli "svicolando", "sfuggendo", tant'è che inizi ad esser definito il "capitano" si, ma della "fuga"? Potresti chiedere scusa alla famiglia Cucchi. Sarebbero le tue uniche parole sensate in tutta questa vicenda. Ma non lo fai perché non conosci umiltà e vergogna, perché non sai cosa sia l'umanità dell'errore e del riconoscere le proprie responsabilità. Cinicamente vuoi apparire invincibile. In realtà sei solo inguardabile per la strafottenza che ostenti".
Caso Cucchi, Ilaria: "Finalmente riconosciuto che Stefano è stato ucciso"
Ilaria è tornata anche a commentare la sentenza che ieri ha emesso la prima corte d'Assise di Roma, che ha condannato a 12 anni i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro per omicidio preterintenzionale e assolto dalla stessa accusa il super teste Francesco Tedesco. "Io sono ancora frastornata – ha detto intervenendo ai microfoni di Rtl 102.5 -, sono passati tanti anni in cui abbiamo sentito parlare di Stefano che era morto di suo. Qualcuno è stato chiamato a rispondere per la sua morte e oggi in aula di giustizia, e voglio ricordare che Stefano è morto anche di giustizia, è stato riconosciuto che Stefano Cucchi è stato ucciso. Cosa che, sia io che tutti coloro che hanno voluto approfondire questa storia e non piegarsi alle ipocrisie, sapevamo fin dal principio. Però ci sono voluti dieci anni per farlo riconoscere in aula di giustizia".
Cucchi, il baciamano del carabiniere a Ilaria: "Momento emozionante"
Ilaria Cucchi ha parlato anche del baciamano che le è stato fatto da un carabiniere presente nell'aula bunker del carcere di Rebibbia. "Devo dire che è stato un momento emozionante, perché racchiude un po' quello che diciamo da sempre. Anche se da più fronti si è voluto far passare il concetto che noi fossimo in guerra con le istituzioni e con l’Arma dei Carabinieri, quello che sta accadendo oggi anche nel processo sui depistaggi, dimostra che non è così e anzi, tutt’altro. L’Arma dei Carabinieri è stata danneggiata quasi quanto la famiglia di Stefano Cucchi da ciò che è avvenuto. Parlare di felicità di fronte a delle condanne non so se è il termine più appropriato. Stefano dieci anni fa mi chiedeva: Ila, ma tu sei felice?, perché probabilmente sapeva che io non lo ero. Oggi sono una donna diversa, ho delle consapevolezze diverse. Quando ho visto Stefano sul tavolo dell’obitorio continuavo a rimproverarmi e a dire che era tutta colpa mia perché non avevo saputo capire cosa stava succedendo in quei sei giorni e me lo sono ripetuto per anni. Oggi so che non era colpa mia e so che io, con l’aiuto coloro che mi sono stati affianco, a partire da Fabio, da sola non avrei fatto nulla, ho mantenuto la promessa fatta a Stefano quel giorno sul tavolo dell’obitorio: non è finita qui".