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Morte Roberto Straccia, il collaboratore di giustizia: “Rapito per uno scambio di persona”

Roberto Straccia potrebbe essere stato rapito nel 2011 dalla ‘ndrangheta a causa di uno scambio di persona. A confermare l’ipotesi un collaboratore di giustizia.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il 30 dicembre del 2011 Roberto Straccia era probabilmente ancora vivo. Lo afferma il legale di Mario Straccia, padre del giovane di 24 anni che la mattina del 14 dicembre 2011 è uscito per fare jogging ed è scomparso nel nulla. Secondo la famiglia del ragazzo e la legale che segue il caso, Roberto è stato vittima di uno scambio di persona ed è stato tenuto prigioniero per giorni prima di essere ucciso. Secondo quanto ricostruito dalla trasmissione Rai "Chi l'ha visto?", Roberto era uscito per andare a fare jogging a Pescara, lì dove studiava. Il 24enne è stato caricato in auto e trasportato con la forza in auto fino a Foggia.

Una possibilità inquietante che spazzerebbe del tutto via l'ipotesi di suicidio o di morte accidentale paventata dai giudici dopo il ritrovamento del corpo. "Una ricostruzione improbabile – spiega la legale di Straccia – soprattutto alla luce delle nuove prove sul caso. Roberto è stato scambiato per una persona che ha avuto problemi con la ‘ndrangheta. Il motivo del rapimento sarebbe stato un regolamento di conti". Quando i mandanti hanno capito di avere davanti un ragazzo ignaro di quanto stava accadendo, hanno deciso di ucciderlo per evitare che denunciasse l'identità dei sequestratori. Lo conferma un collaboratore di giustizia che ha chiesto di rimanere anonimo durante la trasmissione di Federica Sciarelli. Alle telecamere ha raccontato nel dettaglio come Roberto potrebbe essere stato ucciso.

morte roberto straccia

La dinamica

Dopo il rapimento, il giovane sarebbe stato portato in auto fino a Foggia e rinchiuso in una cantina. Qui è stato trattenuto fino a quando i rapitori non hanno scoperto di aver commesso un errore: il bersaglio del gruppo criminale di Mesoraca, in provincia di Crotone, sarebbe stato in realtà un uomo oggi collaboratore di giustizia trasferitosi a Pescara. Le fotografie sono conservate presso l'anagrafe del Comune della città.  La nuova ipotesi è che in seguito allo scambio di persona Roberto sia stato segregato e poi ucciso. Il tutto sarebbe avvenuto a Bari e non a Pescara come inizialmente ipotizzato dagli inquirenti. "Hanno gettato il corpo in mare legato a un oggetto pesante per non farlo risalire in superficie – ha spiegato il collaboratore di giustizia anonimo durante la trasmissione "Chi l'ha visto?" -. Con il passare dei giorni poi il cadavere si è sganciato ed è riaffiorato. Non poteva sopravvivere perché aveva visto i suoi rapitori in viso. Il boss era sconvolto dalla somiglianza di Roberto con la persona che stavano cercando". Alla base del sequestro, alcuni presunti debiti dovuti a un giro di spaccio. "Roberto non c'entrava niente. Credevano fosse il figlio di un tale Mario, coinvolto in problemi con la ‘ndrangheta.

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