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Morte Martina Rossi, condannati a sei anni i due giovani imputati: tentarono di stuprarla

Sono stati condannati entrambi a sei anni di carcere Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due giovani dell’Aretino accusati di aver provocato la caduta di Martina Rossi, studentessa genovese allora ventenne, precipitata nell’agosto del 2011 dalla finestra di una stanza d’albergo a Palma di Maiorca.
A cura di Susanna Picone
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Sono stati condannati oggi a sei anni ciascuno Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due giovani aretini imputati nel processo per la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese morta cadendo da un balcone dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca il 3 agosto del 2011. I giudici del tribunale di Arezzo hanno condannati i due imputati a tre anni per tentata violenza e ad altri tre per morte in conseguenza di un altro reato. Martina Rossi, venti anni, si trovava nella camera d’albergo dei due imputati quando precipitò e morì e secondo i giudici cadde mentre cercava di fuggire da un tentativo di violenza. Il pm aveva chiesto 7 anni di carcere per Alessandro Albertoni e altrettanti per Luca Vanneschi, entrambi di ventisette anni. La difesa, invece, aveva chiesto l’assoluzione “anche sulla base dell’insufficienza di prove”. Secondo gli avvocati dei due imputati Martina non sarebbe precipitata per sfuggire a un tentativo di violenza, ma la giovane si sarebbe buttata volontariamente dal balcone.

Il commento del papà di Martina Rossi: “Nulla ci ridarà nostra figlia ma le dovevamo questa battaglia” – “Da papà li avevo già condannati per il loro comportamento al processo, ma adesso lo hanno fatto anche i magistrati”, le prime parole pronunciate da Bruno Rossi, il papà di Martina. “Abbiamo dovuto lottare contro gli insabbiamenti delle autorità iberiche – ha aggiunto l’uomo uscendo dal tribunale – contro coperture, bugie e silenzi. Nulla ci ridarà nostra figlia ma le dovevamo questa battaglia”. “Martina – così ancora il padre parlando ai giornalisti – non perché era mia figlia, ma era la più bella di tutti voi ed era solare e allegra. Per sette lunghi anni è stata dipinta come una malata ma lei era piena di vita. Questa sentenza lo dimostra e rende giustizia”. La madre, commossa, non ha parlato.

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