C’è attesa per gli esiti degli accertamenti tecnici irripetibili iniziati lo scorso 3 febbraio per fare chiarezza sulla morte di Liliana Resinovich. Esami di matrice genetica e biologica che, unitamente agli esiti delle analisi tossicologiche, saranno dirimenti nel collocare l’assassino – ammesso che si tratti di omicidio – sulla scena del crimine. Difatti, nella tragica fine della povera Lilly ci sono più note stonate. Note che, però, non riescono ad escludere l’ipotesi dell’estremo gesto autolesionistico. Dunque, non bastando le indagini tradizionali a chiarire la vicenda, occorre cercare la risposta avvalendosi della scienza. L’unica capace di incastrare il colpevole. Ammesso che vi sia.
In attesa di simili risposte, verosimilmente dirimenti, c’è un altro tipo di analisi che possiamo condurre: quella comportamentale. Quest’ultima può infatti essere esplicata con riferimento agli altri due “protagonisti” di questa triste vicenda: Sebastiano, marito di Liliana, e Claudio, amico della donna.
In questo senso, non sottraendosi mai alle interviste televisive, hanno reso possibile – seppur con i limiti connessi all’immagine riflessa in una telecamera – condurre l’analisi comportamentale in parola. Per questa ragione, oltre a cercare di decodificare il linguaggio non verbale, cercherò anche di decriptare quello paraverbale.
Prima di entrare nel dettaglio è opportuno sottolineare che, questo tipo di analisi, non è una scienza esatta. Pertanto, siffatte considerazioni non sono in grado di condurre a risultanze certe come, invece, hanno la facoltà di fare gli accertamenti di matrice biologica e genetica. Tuttavia, si tratta di tecniche molto utilizzate in tutti i settori (come, ad esempio, quello del marketing per comprendere il comportamento del consumatore).
Che cosa si intende per linguaggio non verbale?
Lo studio del linguaggio non verbale prende in considerazione le espressioni del volto e del corpo. In buona sostanza è possibile che, ciò che non esprimiamo a parole, venga inconsciamente rivelato dal nostro corpo. Pertanto, un accorto analista comportamentale sarà in grado di decodificare le espressioni attraverso un parallelismo tra quanto detto a parole e quanto comunicato a gesti. Più nel dettaglio, l’analisi del comportamento non verbale si fonda sullo studio delle emozioni. Emozioni che riguardano lo stato mentale, fisiologico e psicologico di un soggetto. Queste sono condizionate in maniera incontrovertibile sia da elementi esterni che da fattori interni, ma soprattutto vengono sperimentate per un periodo di tempo breve. E, proprio perché non si protraggono a lungo, esse sono dirimenti per rilevare eventuali incongruenze tra il linguaggio verbale, quello parlato, e il linguaggio non verbale, contraddistinto dalle espressioni del volto e del corpo.
Linguaggio paraverbale
La comunicazione paraverbale investe i suoni che utilizziamo quando comunichiamo. In altri termini, tale tipo di comunicazione riguarda le modalità con le quali veicoliamo un messaggio. Questa attività di trasmissione avviene attraverso lo strumento più versatile che abbiamo a disposizione: la voce.
Che cosa ci rivela il linguaggio di Sebastiano Visintin?
Con riferimento al marito di Liliana, il primo elemento non trascurabile risulta essere il suo sguardo perso nel vuoto. Sguardo che suggerisce una condizione quasi disconnessa rispetto alla realtà. Ad un’attenta analisi, sempre con riferimento allo sguardo, sono lampanti due attività inconsce che egli compie durante le interviste. La prima risulta essere il ricorrente stropicciamento degli occhi di fronte a domande più intime dell'intervistatore. Ebbene, toccarsi gli occhi può implicare la scelta inconscia di non affrontare un determinato argomento. Nel dettaglio, il momento in cui viene stropicciato l'occhio coincide con il tema scottante che si vuole evitare.
Il secondo dato da rilevare, invece, è che Sebastiano chiude spesso gli occhi e lo fa per molto tempo. Specialmente quando l’argomento ha ad oggetto il rinvenimento del cadavere della moglie. La chiusura degli occhi mentre si parla è un modo per neutralizzare gli sguardi che vengono percepiti come invadenti.
Sebastiano, inoltre, porta spesso la mano alla bocca. Un simile atteggiamento denota che l’uomo, inconsciamente, frena ciò che sta per dire. Nel dettaglio, il cervello ordina alla mano di bloccare le parole che non corrispondono a quanto si sta pensando. Sebastiano incrocia altresì spesso le braccia e lo fa, verosimilmente, per concentrarsi e ridurre le distrazioni provenienti dall’ambiente e dal contesto che lo circonda. Un altro aspetto evidente è il cambiamento repentino di stati d’animo da parte dell’uomo: passa dal dolore alla fermezza con la quale risponde alle domande dell’intervistatore.
Quanto al linguaggio paraverbale, quel che viene in rilievo è la comunicazione lenta. Una comunicazione che conferma lo sguardo perso nel vuoto. E cioè il fatto di essere quasi disconnesso dal mondo.
Che cosa ci dice il linguaggio dell’amico Claudio?
Claudio Sterpin è più enigmatico rispetto a Sebastiano. Ha uno sguardo sfingeo e da sempre ha puntato il dito contro il marito adducendo di non credere all’ipotesi suicidiaria.
Anche lui, sebbene sia stato il primo a dare l’allarme, ha però tenuto comportamenti capaci di catturare l’attenzione. Non soltanto degli inquirenti. Il primo. La declinazione di “nero” con riferimento al sacco quando gli è stato comunicato il rinvenimento del corpo di Liliana. Ed effettivamente nel sentire comune dire “trovata in un sacco” è quasi un sillogismo pensare che sia nero. Tuttavia, se come l’amico Fulvio ha raccontato, nel suo bagagliaio sono stati rinvenuti sacchi neri, la “deduzione inconscia” sul colore del sacco lo porterebbe a spartire la scena del sospetto con Sebastiano.
Anche l’indicazione del luogo dove ricercare il cadavere può verosimilmente rappresentare un’informazione resa perché l’uomo poteva conoscere Lilli e sapere che quello rappresentava per lei un posto del cuore. Ma potrebbe anche costituire un errore grossolano commesso nell’eventuale fase successiva al delitto.
Per quanto riguarda il non verbale, Claudio anzitutto appare sempre un fuggitivo. A tratti è sbrigativo nelle affermazioni e nei modi rispetto a Sebastiano. C’è però un dettaglio che risalta in tutte le sue interviste: quando parla, l’amico di Lilly rivolge sempre lo sguardo in alto alla sua destra. E rivolgere lo sguardo in quella direzione mentre si parla significa che si sta creando una nuova immagine. E cioè che siamo nel campo dell’inventato e non del ricordato. Seppur si tratti di dati da prendere con estrema cautela, è opportuno precisare che, secondo le neuroscienze, l’emisfero celebrale destro presidia le funzioni di natura immaginaria e creativa, mentre l’emisfero celebrale sinistro quelle razionali e logiche.
Altro elemento capace di attirare l’attenzione sono gli occhi sgranati dell’uomo. In questo senso, sgranare gli occhi è un segnale di paura. Ora, che sia paura di essere scoperto o paura di essere sospettato indebitamente ce lo diranno le indagini. Quindi, quando una persona presenta gli occhi sgranati il passo successivo è quello di osservare le sopracciglia. Se sono ravvicinate significa che la persona è arrabbiata, se innalzate significa che è spaventata. Purtroppo, il fatto che Claudio, oltre alla mascherina, indossi sempre il cappello rende complicata e non dirimente una simile analisi.
Piuttosto, in questo contesto, è interessante condurre un’analisi del linguaggio paraverbale. Soffermandoci in particolar modo su quel che riguarda il tono della voce. Quest’ultimo, difatti, è uno degli elementi di maggiore influenza nella comunicazione perché modula le emozioni.
Nell’uomo, infatti, è lampante un mutamento. Durante le prime interviste – antecedenti al rinvenimento del corpo – il tono appariva regolare, cioè contenuto e quindi spontaneo. Dopo il ritrovamento del cadavere di Liliana, il tono è divenuto più acuto – e tono più acuto denota poca credibilità – e la comunicazione di Claudio più rapida. E comunicazione più rapida implica tensione e, talvolta, anche volontà di occultare informazioni.
Claudio e Sebastiano mentono?
Come accennato in apertura, risposte certe e capaci di collocare il responsabile, ammesso che vi sia, sulla scena del crimine arriveranno dagli accertamenti irripetibili. E questo perché in criminalistica vige un principio fondamentale che è quello di Locard. Principio che può essere sintetizzato nella massima “ogni contatto lascia una traccia”.
Tuttavia, pur non trattandosi di analisi esatte, come avete letto, qualche incongruenza tra verbale e non verbale dei due uomini è emersa. Ora, queste contraddizioni non denotano necessariamente menzogna. Basti solo pensare al momento difficile che entrambi stanno attraversando. Di conseguenza, tali incongruenze potrebbero essere meramente frutto dello stress psicologico o riconducibili a qualche dettaglio che i due uomini non hanno voluto rivelare per preservare il ricordo di Liliana. Sta di fatto che, pur in assenza dei chiari indicatori della menzogna – che sono lo sfregamento del mento, la grattatina sulla punta del naso e quella sulla testa – qualche evidente contraddizione è stato possibile riscontrarla. Ad oggi, il fascicolo resta aperto per sequestro di persona.