Morte di Patrizia Nettis, l’avvocato: “Ancora nessuna autopsia, c’è il rischio che la verità si allontani”
"Noi non abbiamo notizie concrete dalla Procura di Brindisi. Il nostro ultimo contatto risale al 16 maggio, circa due settimane fa, quando hanno rigettato l'istanza per il dissequestro e la restituzione dei dispositivi in uso a Patrizia e quella per la riesumazione e l‘autopsia, ancora una volta".
A parlare è l'avvocato Giuseppe Catellaneta, il legale della famiglia della giornalista Patrizia Nettis, trovata morta lo scorso 29 giugno nella sua casa di Fasano, nel Brindisino. A distanza di quasi un anno dal ritrovamento del corpo della donna, restano ancora tanti dubbi sulla sua morte, la vicenda non è stata ancora chiarita. Le persone vicine alla 41enne continuano a respingere con forza l'ipotesi del suicidio.
"I pubblici ministeri sostengono che i dispositivi siano ancora utili alle indagini, anche se noi abbiamo più volte spiegato che non possono esserlo perché il computer e l'Apple Watch sono già stati scaricati in ogni loro dato, la Procura quindi dispone del loro contenuto. – spiega ancora l'avvocato – Mentre il telefono è assolutamente inaccessibile, cosa che è stata chiarita dalla perizia fatta dal consulente della Procura stessa. A meno che non abbiano trovato un modo per accedervi, e avrebbero dovuto comunicarcelo per poter partecipare con un nostro consulente, questo risulta essere un involucro vuoto".
"Allo stesso modo la Procura continua a sostenere di non avere elementi sufficienti per poter disporre la riesumazione e l'autopsia sul corpo di Patrizia. – prosegue Castellaneta – È chiaro che il quadro che si sta dipingendo non sta dando serenità né ai genitori, né all'ex marito. E anche io come difensore sono molto perplesso".
Secondo quanto è stato ricostruito finora, la donna, la notte prima di morire, avrebbe avuto una discussione con due uomini, con cui era stata legata sentimentalmente. Tra loro ci sarebbe stata un fitto scambio di messaggi, una conversazione dai toni particolarmente violenti contenente diverse minacce, più o meno velate, nei confronti di Nettis.
Uno dei due, un imprenditore, è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di istigazione al suicidio; l'altro, un politico del posto, è stato sentito solo dagli inquirenti. "I due protagonisti maschili di questa vicenda sono trattati in modo differenti, seppur sovrapponibili come posizione, visto il contenuto delle chat che indagini giornalistiche hanno fatto emergere. – precisa il legale della famiglia della giornalista – Non comprendiamo quindi i motivi per cui la figura del ‘politico locale‘ viene trattato come ‘persona informata dei fatti‘ e l'altro come ‘indagato'".
"Ci chiediamo quali dati avremmo potuto ricavare dal telefono del secondo uomo se questo fosse stato sequestrato dopo un'eventuale iscrizione nel registro degli indagati e anche che ruolo possa avere, anche in considerazione di ciò che sta accadendo a Fasano in questi giorni, con l'avvento del G7. A noi, in questo momento, viene voglia di sollevare dubbi e perplessità. Ma continuo a essere fiducioso e sono convinto che con ogni probabilità la Procura stia lavorando sul caso".
"Anche perché diversamente non si spiega questo lasso di tempo trascorso tra le ultime perizie a oggi. Si giustifica solo con un'attività investigativa in corso. Ma ogni giorno che passa c'è il rischio che si perdano dati e la verità si allontani sempre di più", aggiunge ancora l'avvocato.
Nonostante tutto questo, "la famiglia continua a combattere, non molla di un centimetro", assicura l'avvocato Castellaneta. "I genitori di Patrizia hanno necessità di conoscere, di sapere cosa è successo alla figlia quella notte. Certo, non c'è serenità perché mancano gli elementi. Ma noi stiamo continuando a indagare. Certo, con la Procura ci piacerebbe ci fosse maggiore confronto".