Morte di Luca Ventre, la procura di Roma indaga per omicidio preterintenzionale
Omicidio preterintenzionale: è questa l'ipotesi di reato su cui la Procura di Roma, coordinata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, indaga in relazione alla morte di Luca Ventre, il trentacinquenne italiano deceduto il primo gennaio scorso in Uruguay dopo essere entrato nel cortile dell'ambasciata italiana di Montevideo ed essere stato immobilizzato e strangolato da un poliziotto. Il fascicolo d'inchiesta è stato aperto per il momento a carico di ignoti, e il pubblico ministero ha delegato i carabinieri del Ros di svolgere una serie di accertamenti. In queste ore si sta valutando anche l'ipotesi di far rientrare in Italia la salma del 35enne così da affidare l'incarico al medico legale e poter svolgere l'autopsia.
L'autopsia sul corpo di Luca Ventre: morte compatibile con strangolamento
Un esame sul corpo dell'uomo è stato nel frattempo eseguito in Uruguay e, stando al referto del medico legale visionato da Fanpage.it, il decesso di Luca non viene ricondotto a traumi o lesioni: ciononostante – viene evidenziato dal Dipartimento di Medicina Forense – il cervello del 35enne presenta uno stato edematoso, compatibile con la morte da strangolamento. Non solo, a gettare ulteriori ombre sulla vicenda ci sono le testimonianze raccolte dagli inquirenti uruguaiani tra una dottoressa che ha visto Luca subito dopo l'ingresso in ospedale, il poliziotto che l'ha ammanettato in ambasciata e un'infermiera: secondo la dottoressa il 35enne arrivò all'Hospitale de la Clinica di Montevideo poco dopo le 8 del mattino del primo gennaio già morto. L'agente, invece, sostiene che Luca venne condotto al pronto soccorso in stato di forte agitazione e che qui gli vennero fatte due iniezioni di midazolam ed haloperidol, potenti farmaci che su soggetti deboli possono causare un arresto cardiaco. Per l'infermiera, invece, l'italiano arrivò in ospedale con le convulsioni morendo poco dopo. Tre versioni evidentemente molto discordanti sulle quali andrà fatta piena luce.
I familiari di Luca Ventre: "È stato ucciso in ambasciata"
Nei giorni scorsi il fratello di Luca Ventre ha dichiarato a diversi organi di stampa di essere assolutamente convinto che il suo congiunto sia stato ucciso all'interno della sede diplomatica. I maggiori sospetti – secondo i familiari – devono rivolgersi verso l'agente uruguaiano che l'ha immobilizzato a terra per diversi minuti dopo che Luca era entrato nell'ambasciata scavalcando il cancello: il 35enne, tuttavia, era disarmato e non costituiva assolutamente una minaccia per nessuno. Al vaglio degli inquirenti della Procura di Roma finiranno anche i video delle diverse telecamere a circuito chiuso – pubblicati in esclusiva da Fanpage.it – che hanno in qualche modo circostanziato la vicenda. Padre di una bimba di 8 mesi Luca Ventre si era trasferito a Montevideo otto anni fa. Arrivato in Uruguay il 35enne aveva aperto prima un bar, poi una pizzeria, infine avviato una collaborazione con la Camera di commercio della città nel settore dell'import-export di alimentari, in particolare della cioccolata.