Morte di Francesco Pantaleo, il messaggio del padre a Fanpage.it: “Sarai sempre il nostro angelo”
“Sei stato, sei e sarai sempre il nostro angelo, prima materiale ora celeste, resterai sempre nel cuore di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerti”. A pronunciare queste parole in esclusiva a Fanpage.it è Antonino Pantaleo, padre di Francesco. Per un genitore la morte di un figlio è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura elementare dei rapporti famigliari. Ma in storie come questa, spesso, l’attenzione del pubblico viene catalizzata dalla curiosità, a volte morbosa, sullo sviluppo dell’indagine. E troppo spesso la vittima rimane solo un’ombra sullo sfondo. Era quindi doveroso, tra le notizie di approfondimento giornalistico e le nomine di consulenti che si rincorrono, ricordare chi era Francesco Pantaleo. E quali parole migliori da spendere se non quelle del padre.
Le novità sull’inchiesta
Tornando all’inchiesta, ancora non sappiamo che cosa sia accaduto nelle ultime ore di vita del ragazzo. Sappiamo però che si è allontanato dalla sua abitazione senza portare con sé documenti, soldi, cellulare ed occhiali da vista. Sappiamo che il suo corpo è stato rinvenuto carbonizzato, con alcune lacerazioni al collo compatibili con l’impatto che le fiamme esercitano sui tessuti organici. La scena del crimine non ha evidenziato tracce di colluttazione, né segni che facciano presumere attività da trascinamento. La tac non ha riscontrato segni di violenza sul corpo. Ad oggi, mancano anche all’appello lo zaino e le scarpe.
Per questo, nei giorni scorsi, si è reso necessario un secondo sopralluogo nella campagna di San Giuliano Terme da parte degli inquirenti. Sopralluogo finalizzato a svolgere ulteriori campionamenti di terreno e a reperire eventuali frammenti del contenitore di liquido infiammabile utilizzato. Lo stato compromesso in cui è stato ritrovato il corpo esamine, quindi, mette quasi totalmente in mano all’Istituto di Medicina Legale dell’Ospedale Santa Chiara la ricerca della verità.
La Procura di Pisa non è comunque intenzionata a lasciare niente al caso. In questo senso, sotto la direzione del Dott. Alessandro Crini, Procuratore della Repubblica titolare delle indagini, sono stati nominati sei consulenti: un medico legale, un genetista, un tossicologo, un chimico e due informatici.
La pista dei videogiochi
Si cerca di scavare nella vita privata di Francesco. Stando a quanto trapela dagli inquirenti, difatti, un’attività capillare si sta concentrando sulle chat di videogiochi di guerra. Videogiochi a cui Francesco sembrava dedicare la maggior parte del proprio tempo libero fin dai primi mesi del lockdown.
La sua morte, in attesa dell’autopsia, resta dunque un mistero. Dal canto loro, dalla camera in affitto dell’appartamento condiviso, i due coinquilini del giovane hanno fatto sapere di non aver notato niente di sospetto nei comportamenti del compagno di studi: “Era riservato, come sempre, molto gentile ma non sembrava turbato”.
La depressione dello studente
Un dato incontrovertibile, in questa triste e struggente storia, resta che Francesco avesse comunicato a parenti ed amici di aver ultimato il suo percorso universitario. Lui che, nell’ateneo pisano, era arrivato con un diploma ottenuto con il massimo dei voti al liceo di Marsala. Lui che, però, alla facoltà di ingegneria, aveva incontrato difficoltà nel sostenere gli esami fondamentali per laurearsi. E allora occorre cogliere l’occasione per spostare un po’ più in avanti la riflessione.
La cronaca degli ultimi anni è ricca di storie come quella di Francesco. Ragazzi lasciati soli a fare i conti con le proprie paure, con l’ansia degli esami da superare, il timore di essere giudicati dal sistema e di non essere considerati all’altezza. L’epilogo di questa vicenda, comunque sia maturato, dovrebbe accendere i riflettori sul fenomeno della depressione nelle Università e promuovere l’istituzione di sportelli di sostegno psicologico in tutti gli atenei d’Italia.
Quanto a Francesco, nessun genitore dovrebbe sopravvivere ai propri figli e nessun ragazzo di 23 anni dovrebbe perdere la vita come l’ha persa lui.