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L'omicidio di Alice Neri

Morte di Alice Neri, perché Gaaloul potrebbe essere innocente: la ricostruzione minuto per minuto

Alice Neri è stata trovata morta il 18 novembre, all’interno della sua auto a Fossa di Concordia. Il primo indiziato è Mohamed Gaaloul, 29 anni, attualmente in carcere. Secondo la procura l’uomo era fuggito ed è colpevole di avere ucciso Alice e poi di averne bruciato il corpo. Per il suo avvocato, Gaaloul non sarebbe fuggito, e non è certo che sia l’ultima persona a vedere Alice. Che cosa è successo quella sera?
A cura di Olga Mascolo
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Alice Neri (foto Facebook)
Alice Neri (foto Facebook)
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“Ero a giocare alle slot e avevo perso molti soldi”, inizia più o meno così il racconto che si legge negli atti di indagine di uno dei tre testimoni che nella notte tra il 17 e il 18 dello scorso novembre, allo Smart Cafè, un bar di Concordia sulla Secchia, vede Alice Neri l'ultima volta.

La località è nel pieno del Bassa Modenese, nella pianura nebbiosa, umida e fredda, dagli orizzonti verdi e tramonti aranciati, disseminata di sale slot e piena di stranieri irregolari che lavorano come muratori dai tempi del terremoto del 2012.

L'incontro tra Alice Neri e Mohamed Gaaloul

Lei, la donna bionda – così viene descritta – scompare alle 3:40 circa a bordo della sua auto, parcheggiata di fronte alle slot, in compagnia di Mohamed Gaaloul, tunisino di 29 anni che si arrabatta con qualche lavoretto. Il secondo dei tre testimoni avrebbe visto Alice e Mohammed baciarsi, con lei in auto e lui fuori, attraverso il finestrino. Ma il terzo dei tre testimoni, tunisino, che conosceva di vista Gaaloul, nega quel bacio.

Alice e Mohammed a quanto è dato di sapere però non si conoscevano prima di quella notte, perché, secondo una indiscrezione, lei gli avrebbe chiesto facendolo salire in auto: “Come ti chiami?”, e di fronte alla risposta “Mohammed”, lei avrebbe risposto: “Come un mio grande amico”. Un amico, un ex collega, che Alice aveva visto alle 18:15 circa della stessa giornata, bevendosi una Corona.

Mohammed Gaaloul verso le 3.30 chiede un passaggio ad Alice a casa, come racconta lui stesso in una intervista. E lo prova la cronologia di Google maps del cellulare di Alice: alle 3:34 cerca la destinazione “Ravarino”, dove vive, alle 3:39 la località “Vallalta” dove vive Mohammed Gaaloul. Che lui cercasse un passaggio lo dice anche l'amica Tiziana che riceve una telefonata da lui poco prima delle 3, in cui le chiede un passaggio.

La testimonianza della donna diventa fondamentale, perché lui l'aveva portata d'estate nella località di Fossa di Concordia, tra due “laghetti”, proprio dove viene trovata la Ford Fiesta di Alice circa alle 20 del 18 novembre. Chi la trova scorge il corpo della donna, in posizione che si intuisce essere supina e di cui resta poco: frammenti di ossa carbonizzate, la milza e il cervello.

I sedili sono entrambi reclinati, non completamente quello del passeggero, perché lo blocca il seggiolone della figlia di 4 anni di Alice, situato nei sedili posteriori. Chiama dunque i carabinieri spaventato. La scomparsa della donna era già stata denunciata dal marito, e a un controllo delle telecamere era già emerso che Alice era entrata a Concordia, ma non ne era mai uscita.

L'aperitivo col collega e il marito di Alice

Ma come si arriva da Alice che digita sul telefonino “Vallalta”, al suo corpo carbonizzato? La serata allo Smart Cafè per Alice comincia alle 20:00, quando aspetta un collega, Marco Cuccui, con cui trascorre 7 ore, bevendo spritz, che paga lui. Il collega viene indagato e lo è ancora formalmente, ma la sua posizione dovrebbe essere chiara: agli atti risulta, con tanto di immagini, che quando alle 3.30 saluta Alice, l'uomo va a casa.

Certo: qualcosa, che non ha probabilmente a che fare con la morte della donna, non torna, perché lui cancella messaggi e decide di non raccontare tutta la prima parte della serata agli investigatori, ma solo quella fondamentale dalle 3.30 in poi. Nella vicenda viene indagato anche il marito Nicholas, ancora formalmente iscritto nel registro degli indagati, ma del quale si sa che l'auto quella notte è sempre stata a Ravarino. E lui racconta di avere dormito nel lettone con la figlia.

L'uomo si muove verso le 8.45 verso lo Smart Cafè, perché vede lì l'ultima posizione del cellulare di Alice alle 3.41: la cerca disperatamente. È probabile che sia stata la stessa Alice a disattivare la localizzazione a quell'ora, che condivideva col marito, per non dargli spiegazioni il giorno dopo, se lui avesse controllato.

Alle 7:20 della mattina del 18 novembre un uomo, ingegnere iscritto alla prevenzione incendi, vede fiamme e fumo. Poi racconterà agli investigatori: “Il rogo mi sembrava in fase calante, in quanto le fiamme erano contenute e non riconducibili a un incendio generalizzato”. Era l'auto di Alice, a fuoco.

Il luogo del ritrovamento dell'auto di Alice Neri
Il luogo del ritrovamento dell'auto di Alice Neri

Dalle prime indiscrezioni sul suo esame tossicologico apprendiamo che Alice quella sera avrebbe assunto cocaina, perché nel sangue si vedrebbe la reazione con l'alcool, indice che l'ha assunta prima di morire. Non solo: c'è anche un farmaco che prende abitualmente, e altri elementi emergeranno.

Le prove contro Gaaloul

Per gli inquirenti che richiedono il fermo di Gaaloul non è importante vedere che giri abbia fatto l'auto di Alice (così scrivono), perché ci sono pesanti indizi di colpevolezza: lui sarebbe l'ultimo uomo ad averla vista, e sarebbe fuggito dopo. Su questo punto, Roberto Ghini, il suo avvocato, non è d'accordo: Gaaloul lascia l'Italia non subito, ma 8 giorni dopo, sempre condividendo i luoghi negli stati su whatsapp e si dà appuntamento con la moglie alla stazione di Milano vicino alla polizia, come si evince da una intercettazione sempre su whatsapp con la moglie. “Uno che vuole scappare si mette vicino alla stazione della polizia?”, sostiene l'avvocato.

Nella richiesta di riesame, che ha confermato il fermo in carcere per Gaaloul, l'avvocato ha sottolineato che il suo cliente non avrebbe movente per uccidere la donna, ma che soprattutto ancora non si conoscono le cause della morte e dunque, ancora non si sa se sia stata uccisa. È vero però che Gaaloul la notte del 18 arriva in bici allo Smart Cafè, e la bici resta parcheggiata diversi giorni e infine recuperata dagli investigatori. Elemento rilevante per la pm Claudia Natalini titolare dell'inchiesta col pm Giuseppe Amara, al punto da chiarirlo in conferenza stampa.

L'auto di Alice comunque in un primo momento si apparta per 6 minuti nell'argine di sinistra di via Forella, poi va a Vallalta, supera la casa di Gaaloul, passa dalla chiesa, e per alcuni fondamentali minuti non si vede (si hanno le registrazioni delle telecamere della chiesa solo dalle 6). In questo primo passaggio, la telecamera dell'incrocio tra via Rocca e via per Vallalta, ad alta definizione, vedrebbe alla guida Alice.

E quando guida lei, in una immagine delle 4:01, il sedile passeggero sembrerebbe abbassato, perché si vede il quadro luminoso della radio dell'auto, e “se il sedile fosse nella posizione normale, con una persona seduta, il quadro non si vedrebbe”, secondo una persona che ha visionato i filmati.

Dopo qualche minuto l'auto torna indietro e ritorna in via Forella, dove a fari spenti trascorre un'ora, sempre in uno degli argini del canale Sabioncello.

L'auto si rivede un'ora dopo all'inizio di via Forella verso la statale. Da qui ritorna a via per Vallalta e alle 5.15 ripassa da via Rocca dalla parte opposta però, in direzione di via Mazzalupi che può portare al luogo del ritrovamento dell'auto. Mohammed Gaaloul racconta di essere sceso dall'auto in quel momento, in via Mazzalupi, e di essere poi andato, ma dopo, non subito, a Concordia, a casa di un cugino con altri coinquilini.

Via Mazzalupi
Via Mazzalupi

Cosa avrebbe fatto nel mentre, non è stato reso noto, ma si attende l'interrogatorio. In quel momento sembrerebbe lui alla guida, ma le immagini non sono così chiare da poterlo dire con certezza, servirebbe l'intervento di strumentazione specifica. Se da un lato non è detto che Mohammed sia fuggito, dall'altro non è detto che sia lui l'ultima persona a vedere la donna.

Non ci sono telecamere nell'area in cui è stata trovata l'auto, quelle acquisite si trovano solo nel territorio di Concordia. E inquadrano, a sud di via Mazzalupi (quindi dall'ingresso opposto a quello in cui entra l'auto di Alice) due auto entrare nella via: una alle 6:25:13, e un’altra alle 6.25.30.Ne esce solo una delle due, di cui non si vede la targa, alle 6:26:17, dall’altra parte di via Mazzalupi. L’altra auto non esce, si tratta di una auto scura.

È di qualcuno che abita nell'aerea? Non ci sarebbero agli atti immagini di telecamere della zona nord/ Mantova, né della zona ovest/Brennero di via Griffona, dove è stata trovata la macchina. E se Alice avesse avuto appuntamento con qualcun altro?

La cronologia di Google alle 4:50, quando si trova ferma in uno degli argini del Sabioncello, visualizza sulla mappa la località “San Giacomo delle Segnate”, in provincia di Mantova. Parrebbe che oltre alla cronologia delle attività di Google non siano stati fatti accertamenti se Alice abbia utilizzato applicazioni o se sia andata su qualche sito.

Le attività su Google vengono analizzate nell'intervallo di tempo 3:34 – 6:25, ora in cui viene con ogni probabilità bruciata l'auto, se si considera che alle 6:15 la batteria del telefonino è al 35%.

Il matrimonio in crisi

Da fonti vicine alla coppia sappiamo che il matrimonio di Alice e Nicholas era in crisi: la donna aveva altre storie fuori dal matrimonio. Con il collega Cuccui si era baciata già quella sera e il 10 novembre in un appuntamento sempre allo Smart Cafe (e questo è agli atti).

Il marito Nicholas in passato aveva beccato qualche “chat” della moglie con altri uomini, ragione per cui, come dice lui: “Cancellava tutto”. Questo fa pensare che sia stata proprio lei a mandare il messaggio a Cuccui, alle 4:09, in cui scrive “ciao marocchino” per poi cancellarlo.

Alice e il marito Nicholas
Alice e il marito Nicholas

Come risulta nelle carte di indagine, Alice aveva inoltre un'amicizia intima con un altro collega, e gli investigatori hanno trovato nel suo armadietto del lavoro le sue lettere, suoi regalini e una loro foto insieme. Alice gli aveva regalato una piuma di metallo, che lei aveva tatuata sull'avambraccio destro. La piuma, simbolo di leggerezza e libertà. Si sentiva una donna libera.

Quest'altro collega mai indagato, però sentito, quella mattina sarebbe andato circa alle 6:30 al lavoro in auto. Sarebbe lo stesso che scrive un post su Facebook che poi cancella, in cui riporta una citazione biblica con una pesante allusione alle fiamme e “vampe”. Questa è la citazione, tratta dal Cantico dei cantici: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio: perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore”.

Il marito Nicholas ci fa notare, sempre in via confidenziale, un aspetto: quella citazione è la stessa del film preferito di Alice, “Tristano e Isotta”, un film che racconta l'eponimo mito arturiano, in cui muoiono Tristano e Isotta, vivendo il loro “amour fou” – amore folle. Queste le parole di Isotta rivolte e Tristano: “Là, dove ella ti diede alla luce, mettimi come sigillo sul tuo braccio, come sigillo sul tuo cuore, perché forte è l'amore, più della morte”. Una suggestione forte.

È possibile che Alice Neri dovesse incontrarsi con qualcun altro dopo avere lasciato con Gaaloul? Bisognerebbe verificare il traffico telefonico degli IP dinamici del telefonino – il cui microchip è stato trovato nella Ford Fiesta – per vedere se ha interagito con siti. Un lavoro enorme: ma se Gaaloul fosse innocente?

“Alice aveva sempre con sé un diario, forse quello ci avrebbe aiutato a capire di più”, racconta il marito Nicholas, un diario su cui la donna scriveva tutto, e che probabilmente è andato bruciato con l'auto.

Fiori sul luogo del ritrovamento
Fiori sul luogo del ritrovamento

Fondamentali i reperti e l'autopsia sui resti di Alice Neri

Importanti saranno prima gli esiti sui reperti: se il borsello di Mohammed Gaaloul era sporco dello stesso olio usato per incendiare l'auto di Alice, sarebbe una pesante prova a suo carico. I vestiti che indossava quel giorno non sono stati trovati. E anche l'autopsia sui resti di Alice è fondamentale, sperando che sia possibile determinare la causa della morte della donna.

Intanto il 15 febbraio alle 11:00 al Tribunale di Modena verranno sentiti con la formula dell'incidente probatorio tre tunisini, tra cui il cugino, da cui Mohammed sarebbe andato un po' dopo avere salutato Alice.

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