Morte di Alex Marangon, i genitori a Fanpage.it: “Deve aver visto o essersi rifiutato di fare qualcosa”
A un mese dalla scomparsa del figlio, parlano a Fanpage.it Luca Marangon e Sabrina Bosser, genitori di Alex. Del 25enne si erano perse le tracce nella notte tra il 29 e il 30 luglio, il suo corpo senza vita è stato poi ritrovato sul greto del Piave. Il ragazzo, barista e amante dei viaggi, partecipava quella sera a un rito sciamanico.
Dopo l'ipotesi iniziale di un gesto volontario o sotto l'effetto di sostanze allucinogene, l'autopsia ha rivelato sul corpo del ragazzo ferite da arma contundente e aperto così un fascicolo per omicidio per ora a carico di ignoti. "Siamo parecchio amareggiati e allo stesso tempo arrabbiati – dice a Fanpage.it il padre di Alex-, perché le indagini già dal giorno della scomparsa sono andate tutte in una direzione, ovvero farci credere che nostro figlio si fosse allontanato, suicidato, eccetera. Noi abbiamo fatto capire subito che Alex non aveva queste intenzioni, tant'è che ho fatto anche leggere a un carabiniere le ultime pagine del suo diario e quello che ha scritto il 28 e il 29 giugno erano solo pensieri positivi".
I genitori del 25enne ricordano i tanti programmi di Alex per i mesi successivi: "Doveva organizzare il compleanno di mia mamma", dice Luca Marangon. "Sì, – aggiunge Sabrina – ha 90 anni e Alex aveva detto di volerci essere al compleanno della nonna". "E in più – le fa eco il marito – voleva festeggiare anche il compleanno di sua madre, che è tra qualche giorno, poi doveva farsi un viaggetto in Spagna. Progetti ne aveva e tanti".
"Ci sentiamo abbandonati", dicono i coniugi a Fanpage.it. Il motivo lo spiega il papà di Alex: "Da dopo l'autopsia si parla chiaramente di omicidio volontario, è cambiato anche il capo d'accusa eppure a distanza di un mese non c'è un indagato". "Bisogna che venga fuori la verità – commenta la mamma del giovane -. Bisogna per Alex e anche per gli altri ragazzi che cadono in queste cose".
Luca e Sabrina sulle possibili sostanze allucinogene usate nel corso del rito: "Hanno creato un muro di omertà e nessuno vuole dire le sostanze che venivano usate – dichiara il padre di Alex -. Non c'era traccia di questo evento sul sito web dell'abbazia, tant'è che quello della settimana prima, che era solo musica e medicina e non prevedeva alcuna sostanza allucinogena, costava 10 euro, a differenza di quello a cui ha partecipato Alex, che era pubblicizzato solo sul gruppo privato Telegram chiamato ‘Ritiri Io sole'. Per quest'ultimo – continua Marangon – si pagava 230 euro per una notte e 400 per due. E stanno dicendo che quella notte è stata usata solo una purga. Non le sembra un po’ strano che una purga costi 200 euro? In più – aggiunge – c’erano quasi 200 iscritti e il gruppo Telgram l'hanno fatto sparire subito la domenica dopo la scomparsa di Alex".
I genitori del ragazzo hanno iniziato a farsi un'idea di quello che può essere successo al figlio: "Io sono del parere – dice Luca Marangon – che Alex abbia visto qualcosa o si sia rifiutato di fare qualcosa". Dello stesso parere mamma Sabrina: "Alex era così: se qualcosa non andava, lui non era capace star zitto. Mi aveva pure detto ‘Magari è anche l'ultima volta che vado, perché sai io mi stanco delle cose, sono così'. Ed è stata proprio l'ultima volta".
Alex, raccontano i genitori, si era avvicinato ai gruppi sciamanici dopo aver avuto problemi di salute. Cercava alternative alla medicina tradizionale: "Aveva già avuto due interventi – spiega il padre – e gliene avevano proposto un terzo perché avevano trovato dei polipi, ma lui era stufo della medicina normale, ha detto che voleva provare altre vie. E in un’erboristeria ci diceva che aveva avuto la fortuna di trovare qualcuno chi l'aveva indirizzato dagli sciamani”. "‘La fortuna'…", commenta amaramente Sabrina.
Eppure Alex sembrava soddisfatto del percorso intrapreso: "Ci ha sempre tranquillizzati, li vedeva come una famiglia", ricorda Luca. "Ci diceva che gli volevano bene già dopo due sole volte che li aveva incontrati", aggiunge la mamma di Alex. "Aveva fiducia in questi corsi e in questi ritiri", riflette Marangon. "Troppa fiducia", ribatte la moglie.
Eppure ai genitori quell'ambiente non convinceva, soprattutto dopo che Alex aveva detto loro che venivano consumate sostanze allucinogene come ayahuasca e kambo rape. "Ci diceva che qui sono illegali ma che in Sudamerica le usano come piante curative – spiega il papà del ragazzo -. Noi non eravamo d'accordo, ma piuttosto di creare un muro che magari le faceva lo stesso quelle cose e non sapevamo dove era e con chi, abbiamo accettato, purché ci dicesse tutto".
Poi arriva l'ultimo ritiro, dal quale Alex non farà più ritorno. "Quel giorno – ricorda Luca – ci ha detto che ci saremmo visti la domenica e che aveva voglia di mangiare la pizza, con noi sembrava tranquillo, però dopo la sua scomparsa abbiamo sentito i suoi amici e colleghi e a più di uno aveva detto ‘stavolta sarà più tosta'. Quindi quella volta – riflette l'uomo – prevedeva uno step più forte rispetto agli altri, un qualcosa di più, non lo so".
Insieme ai se e ai ma, rimane il dolore di due genitori che hanno perso un figlio giovanissimo: "Alex era altruista fuori misura – dice Sabrina con gli occhi lucidi -, pensava sempre prima agli altri. Io e lui andavamo a camminare insieme e un giorno, parlando, gli avevo detto che mi sarebbe piaciuto prendere una fattoria affinché lui potesse suonare in giardino all'ombra di un albero. A lui l'idea era piaciuta e io vorrei un domani realizzarla, aprire una fattoria dove i ragazzi possano venire a suonare e a rilassarsi. Ci saranno gli strumenti di Alex, perché quelli noi non li vendiamo. È un’idea anche questa – conclude – per andare avanti, per aiutare qualche altro giovane che come mio figlio ha bisogno di tranquillità".