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Morte della vigilessa Sofia Stefani, sospetti su Gualandi. Un collega: “Non era mai armato in ufficio”

Nuovi sospetti su Giampiero Gualandi, l’ex comandante della Polizia locale che avrebbe ucciso con un colpo di pistola la collega Sofia Stefani. L’uomo ha sempre sostenuto la tesi dell’incidente, ma secondo i colleghi “era raro che fosse armato in ufficio”. Si continua a indagare.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Sofia Stefani e Giampiero Gualandi
Sofia Stefani e Giampiero Gualandi

Non era consueto vedere Giampiero Gualandi armato in ufficio. A ricordarlo sono alcuni colleghi, in particolare due vigili urbani che giovedì si trovavano alla Casa Gialla di Anzola dove Sofia Stefani è stata uccisa da un colpo partito dalla glock semiautomatica dell'ex comandante della Polizia locale. L'eccezionalità dell'evento, secondo il pm Stefano Dambrosio, potrebbe essere sintomo di un femminicidio commesso volontariamente e non di un delitto colposo (cioè frutto di un incidente), come inizialmente sostenuto dall'indagato.

Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, infatti, Gualandi non girava mai armato negli uffici della Municipale. Il giorno della morte di Stefani, però, l'uomo aveva portato con sé l'arma "in modo del tutto ingiustificato ed eccezionale". Pochi minuti prima dell'arrivo della vittima, con cui Gualandi aveva avuto una relazione, aveva deciso di pulire la pistola senza curarsi dopo di rimetterla nell'armeria o toglierla di mezzo. All'arrivo della giovane nell'ufficio, preannunciato da una telefonata, la pistola era ancora sul tavolo.

Nella stanza i due erano da soli e secondo il racconto dell'ex comandante, dopo una lite di uno o due minuti la giovane avrebbe allungato la mano verso la semiautomatica. Nella colluttazione nata poco dopo, sempre secondo Gualandi, sarebbe partito un colpo. Ai soccorritori del 118, l'uomo aveva detto che la ragazza "lo aveva aggredito". "Per modo di dire – aveva poi aggiunto -. È partito un colpo che le è arrivato in faccia".

Nessun testimone della dinamica ed è per questo che sarà decisiva la perizia balistica. I tecnici saranno chiamati anche a capire come sia possibile che la glock avesse il colpo in canna e un altro già innestato dopo il primo sparo, ma senza caricatore. Questi dettagli poco chiari hanno portato le autorità a decidere per l'arresto e la custodia cautelare in carcere di Gualandi.

Secondo il pm Dambruoso, inoltre, Gualandi era "sotto stress" per la reazione che Stefani aveva avuto alla sua decisione di troncare il rapporto. Una tensione che in un messaggio mandato alla donna, lo stesso indagato descriveva così: "Non mangio e quando lo faccio mi fa male qualunque cosa. Sono esaurito".

Secondo la Procura, il femminicidio sarebbe stato volontario, avvenuto "in una situazione di esasperazione". Per il giudice, inoltre, potrebbe esserci il pericolo di fuga: l'indagato infatti avrebbe una certa disponibilità economica per fuggire ed evitare una possibile lunga pena.

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