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Morte di Cloe Bianco, Luxuria: “Induzione a suicidio toglierle cattedra, non fu aiutata”

Cloe Bianco era stata sospesa dall’insegnamento nel 2015 nel suo primo giorno come docente di ruolo. La professoressa di fisica aveva fatto coming out come donna transgender davanti agli studenti. “Chi affronta una transizione ha spesso problemi ad accedere al mondo del lavoro o a mantenere il proprio impiego. Esiste un vuoto specifico nella tutela di questi lavoratori – ha dichiarato a Fanpage.it Vladimir Luxuria -. Togliere la cattedra a Cloe è stata induzione al suicidio”
Intervista a Vladimir Luxuria
Attivista per la comunità LGBTQ+, scrittrice, opinionista ed ex politica italiana
A cura di Gabriella Mazzeo
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Cloe Bianco aveva studiato per diventare docente di fisica, ma dal 2015 era stata relegata a ruolo di segreteria prima nell'istituto Mattei di San Donà di Piave (Venezia), e poi in diverse scuole del Veneto. La 50enne era stata allontanata dalla classe dopo aver fatto coming out come donna transgender.

Il suo divenne un caso di rilevanza nazionale: l'allora assessora regionale all'Istruzione, Elena Donazzan (nelle file di Fratelli d'Italia) si dichiarò "schifata dall'atteggiamento" della docente, invitando la donna a lasciare l'insegnamento.

Dopo il demansionamento, Bianco era cambiata, chiudendosi sempre di più in se stessa fino a decidere di togliersi la vita l'11 giugno scorso nel camper nel quale viveva. Prima di dare fuoco alla sua "casa su ruote", come amava definirla, Cloe ha affidato al suo blog un lungo testamento. "Sono brutta, decisamente brutta – scriveva sulla piattaforma online -. Sono una donna transgenere. Non faccio neppure pietà, neppure questo".

"Ricordo molto bene quando scoppiò il caso di Cloe – ha raccontato a Fanpage.it Vladimir Luxuria, nota attivista per i diritti LGBT, ex politica italiana e opinionista televisiva -. Preside, vicepreside e studenti dell'istituto furono sottoposti a un vero e proprio interrogatorio. Sembrava che Bianco avesse commesso un crimine, invece è solo entrata in classe mostrandosi per quella che era. Lo ha fatto appena è stata assunta come docente di ruolo, credeva che questo l'avrebbe tutelata. Così purtroppo non è stato".

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Il mondo del lavoro in Italia ha un problema con le persone transgender?

Assolutamente sì. Una persona che affronta una transizione molto spesso non riesce ad accedere al mondo del lavoro per stupidi pregiudizi. Parliamo di individui che hanno ottimi curriculum e che sanno svolgere le loro mansioni. Chi è disoccupato dopo la transizione fa molta fatica ad entrare in un'azienda, mentre chi ha già un impiego spesso non vede rinnovato il proprio contratto o viene sottoposto a mobbing e demansionamento. Cloe è stata rimossa dall'insegnamento perché "la sua transizione è stata troppo traumatica". Lasciamo all'individuo la possibilità di scegliere come affrontare un coming out. Non è questo il problema. Tutti quelli che hanno tolto la cattedra a questa insegnante dovrebbero farsi oggi un esame di coscienza.

A chi può rivolgersi una persona transgender vittima di discriminazioni sul lavoro?

L'unica strada è quella dei sindacati, ma ovviamente non è detto che possano contrastare il licenziamento, il mobbing o il demansionamento. Nel caso di Cloe di certo non sono stati d'aiuto.

Cioè?

Bianco è stata lasciata sola dalle istituzioni e dai sindacati. Hanno detto che il suo coming out era stato "troppo violento". Chi può arrogarsi il diritto di insegnare a una persona come affermare se stessa? Cloe ha rivelato la sua identità agli studenti il giorno dopo esser diventata finalmente un'insegnante di ruolo. Si è illusa che questo potesse proteggerla, ma così non è stato.

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Dopo il 2015 Cloe ha lasciato la sua casa e si è isolata da tutti i suoi affetti

Sì perché la sospensione dal ruolo è un provvedimento eseguito in caso di fatti gravissimi sul luogo di lavoro. Cloe si è sentita indegna, una criminale. Le hanno praticamente detto che una donna come lei non poteva insegnare. Per una docente che ama fare il suo lavoro questa è una vera e propria condanna a morte, un'induzione al suicidio della quale ha parlato nel suo blog. Personalmente ricordo le paure dei miei genitori durante la transizione, temevano che avrei avuto problemi nel mondo del lavoro. Sono stata fortunata, perché nella mia esperienza come docente nelle scuole non ho subito discriminazioni. Per alcuni mesi ho insegnato presso il liceo scientifico Galileo Galilei di Civitavecchia e ricordo che il preside fu molto disponibile. Mi presentò alla classe e ignorò ogni tipo di polemica. Io ho avuto l'opportunità di svolgere il mio lavoro e purtroppo per le persone transgender non è scontato.

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Esiste un vuoto normativo specifico per quanto riguarda la tutela delle persone trans sul lavoro?

Purtroppo sì. Ovviamente allo stato attuale la transizione non rientra tra i motivi per un licenziamento per giusta causa, ma ci sono dei casi limite. I lavoratori transgender precari, per esempio, possono vedere disdetto il loro contratto dall'oggi al domani senza che nessuno gli dica perché. Esiste un vuoto specifico al quale dovremmo rimediare. In Italia le persone transgender sono maggiormente esposte all'indigenza: principalmente si tratta di persone che si rifiutano di prostituirsi e che non riescono ad accedere ad altri lavori. L'unica strada a quel punto è rivolgersi alla Caritas. Oggi la situazione sta migliorando, ma molto spesso il messaggio che passa è che per noi non esiste altra via se non la strada e non è giusto. A volte è un vero e proprio vicolo cieco.

A proposito di comunicazione, non è strano dover fare i conti con il fatto che nel 2022 sembri ancora impossibile parlare correttamente delle tematiche riguardanti l'identità di genere?

È un altro tipo di discriminazione questo. Il rispetto passa anche attraverso la comunicazione. Si riconosce una persona transgender anche attraverso la lingua. Usare termini al maschile per parlare di Cloe è infierire sul cadavere.

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