Morte Andrea Prospero, parla il papà Michele: “Non riconosco mio figlio, vogliamo la verità sulla sua vita”
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"Questo ragazzo con cinque telefoni, sessanta sim, due carte di credito non sue non è il figlio che ho conosciuto per 19 anni. Avevo due figli diversi o le cose qui non tornano. Cerco di capire chi fosse Andrea". È passato ormai più di un mese dalla morte di Andrea Prospero e il papà del 19enne trovato morto in un monolocale di Perugia il 29 gennaio scorso, cerca risposte su quello che il figlio avrebbe fatto per almeno tre mesi, da novembre fino al mese del suo decesso.
Michele Prospero si dice sicuro che il 19enne non si sia tolto la vita. "O lo hanno ucciso o lo hanno indotto a farlo – spiega in un'intervista a La Repubblica -. Spero che l'autopsia faccia emergere la verità. Andrea deve essere finito in qualche brutto giro di cui non avevamo idea. Quale che sia la verità, anche la peggiore, abbiamo bisogno di saperla per andare avanti". Così la famiglia del 19enne sul quale sono stati svolti gli esami autoptici e quelli tossicologici, dei quali ancora non sono stati resi noti i risultati, cerca risposte destreggiandosi tra le numerose sim telefoniche trovate in possesso del figlio e il contenuto del computer, recuperato miracolosamente dopo che il pc era stato trovato rotto.
"Andrea era iscritto a Informatica – ricorda il padre – ma non era affatto un esperto e neppure un genio. I compagni dell'istituto Industriale mi hanno confermato che in Informatica Andrea aveva la sufficienza o poco più. A Perugia non aveva dato ancora il suo primo esame e ora me lo ritrovo morto con cinque cellulari, sessanta Sim e carte di credito misteriose. Leggo il suo nome in gruppi Telegram che invitano a cancellare il suo contatto e mi trovo davanti a un appartamento che non si capisce con quali soldi abbia affittato e per fare cosa, visto che anche a Perugia la sua vita sembrava regolarissima".
Secondo il papà, il 19enne era timido e riservato, con pochi amici selezionati. "Andrea era gentile – spiega – e molto lontano da qualsiasi attività illecita o da cattive compagnie. A Lanciano la sua stanza è al piano di sopra, quando scendeva in cucina a prendere da mangiare chiedeva perfino il permesso. Aveva un carattere chiuso e un'anima bella".
"La sua vita sembrava essere sotto gli occhi di tutti. Era felice di andare a Perugia con la sorella alla quale era legatissimo, avevano vinto il posto allo studentato. Io non ho grandissimi mezzi economici, in famiglia siamo cinque e viviamo della mia pensione. Il più grande dei miei figli ha gravi problemi di salute e ha dovuto essere sottoposto a un trapianto di cuore. Andrea a Perugia stava benissimo: la mattina frequentava le lezioni come è emerso dalle indagini, a pranzo e a cena stava con la sorella. Durante il pomeriggio studiava con lei e la notte dormiva nella sua stanza. Ogni sera chiamava a casa e parlava con sua madre e con me. Sembrava sereno".
Il papà dello studente di informatica ha poi chiesto a chiunque ritenga di aver visto qualcosa di "aiutare la famiglia". "Vogliamo fare luce su questo mistero, non riusciamo a farci una ragione per quello che è successo – continua Prospero -. Io non riesco a pensare altro che mio figlio sia stato adescato,manipolato o risucchiato in qualcosa di più grande di lui. Magari ha visto qualcosa che non doveva vedere e lo hanno fatto fuori o lo hanno ricattato. Da genitore sopravvivere alla morte di un figlio è il dolore più grande ma scoprire di non avere intercettato un’altra vita di tuo figlio è insopportabile. La verità, quale che sia, non toglierà il dolore, ma ci permetterà di elaborarlo e andare avanti".