Morte Alex Marangon, l’esame dei Ris sulle tracce nell’auto: “Vedremo se sono macchie di sangue”
Si terrà il prossimo lunedì, 4 novembre, l'accertamento tecnico irripetibile sulle macchie rinvenute nell'auto di Alex Marangon, il barista di 26 anni scomparso nella notte tra il 29 e il 30 giugno, dopo aver partecipato a un raduno sciamanico tenutosi nell’abbazia Santa Bona di Vidor, nel Trevigiano, e trovato morto il 2 luglio.
Il pubblico ministero Giacomo Valmassoi, titolare delle indagini, ha disposto l'esame per stabilire se le macchie siano effettivamente di sangue e, in caso positivo, se il profilo genetico appartenga ad Alex o ad altre persone.
"Questo adempimento ce lo aspettavamo perché le macchie sono quelle che i familiari hanno individuato in auto mesi fa", ha detto a Fanpage.it l'avvocato Stefano Tigani, il legale che sta seguendo la famiglia del 26enne insieme ai colleghi Nicodemo Gentile e Piero Coluccio.
"In agosto i Carabinieri erano venuti a repertarle per inviarle al Ris, dove ora saranno arrivate e sulle quali si faranno le analisi. Non è che ci siano grandi novità per quel che sappiamo noi – ha aggiunto – L'esame verrà fatto con la modalità dell'accertamento irripetibile. Noi abbiamo già nominato il nostro consulente di parte, il dottor Edoardo Genovese, ho depositato la nomina questa mattina, e vedremo cosa verrà fuori. Sapevamo che avrebbero eseguito questi accertamenti".
Le indagini quindi stanno andando avanti e, come conferma anche il legale, il fascicolo è tutt'ora aperto per omicidio contro ignoti. A indirizzare il lavoro degli investigatori verso questa ipotesi è stata l'autopsia svolta sul corpo del giovane dal medico legale Alberto Furlanetto, nominato dalla Procura di Treviso, e da Antonello Cirnelli, perito della famiglia della vittima.
Il ragazzo sarebbe morto in seguito a diversi colpi da corpo contundente (l'arma non è ancora stata ritrovata, ndr), riscontrati all'altezza della tempia sinistra, che hanno portato allo sfondamento del cranio. Altri invece hanno interessato la parte sinistra del torace e addome, che hanno sfondato la gabbia toracica con la frattura delle costole.
"Dall'autopsia sembra siano emerse lesioni plurime gravi, profonde e assolutamente non compatibili con una caduta. Anche perché ha proprio ferite da corpo contundente, alla testa, al torace. Anche io sono convinto che si tratti di un atto volontario", aveva detto mesi fa sempre a Fanpage.it l'avvocato Tigani.
A quasi 4 mesi dal ritrovamento del corpo del 26enne la famiglia, che non ha mai creduto all'ipotesi del gesto volontario, continua a chiedere chiarezza. "Ci sono indagini che durano anche anni e gli investigatori hanno bisogno di tempo, visto che il caso è molto complesso. Possono emergere ipotesi ancora da vagliare", ha precisato l'avvocato della famiglia di Alex Marangon.
Nella notte tra il 29 e il 30 giugno, secondo quanto emerso da prime analisi del sangue, Marangon avrebbe assunto un decotto di ayahuasca, una bevanda allucinogena probabilmente preparata dagli sciamani presenti al raduno. Anche se, aggiunge il legale, "al momento non abbiamo ancora l'esito degli esami tossicologici definitivi e l'autopsia non è stata ancora depositata".
Ora, spiega ancora Tigani, bisognerà attendere anche gli esiti dell'esame che effettueranno a breve i Ris. "Andiamo avanti. Se dovesse venire fuori che queste macchie sono di sangue, sarà una cosa. Altrimenti, ne sarà un'altra. Siamo in attesa, parteciperemo con il nostro consulente e vedremo", conclude Tigani.