Morte Alessandra Matteuzzi, la sorella: “La vidi il giorno che Giovanni l’ha uccisa, era disperata”
"Ero a telefono con lei quando è stata uccisa. Sentivo le sue urla e quelle dell'assassino. L'avevo anche vista quel giorno, era disperata per Giovanni".
A parlare è Stefania Matteuzzi, sorella di Alessandra, uccisa a martellate a 56 anni il 29 agosto a Bologna dall'ex compagno, il calciatore 27enne Giovanni Padovani. La donna ha raccontato il calvario vissuto da Alessandra intervenendo come ospite di Mara Venier a Domenica In.
Stefania ha cominciato a ricordare la sorella: "Era molto bella, ma anche una persona semplice al di là di quello che si può pensare vedendo i social. Condividevamo molto, come se avessimo vissuto nella stessa casa. Tutti i giorni ci raccontavamo quello che ci succedeva. L'avevo spinta io a cercare di conoscere un uomo, a lei non interessava dopo i problemi di salute dei nostri genitori".
Stefania ha anche ricordato quando ha conosciuto Giovanni: "Alessandra mi ha parlato di Giovanni sin da subito. L'aveva trovato su Facebook. All'inizio lei è rimasta colpita perché lui gli aveva raccontato di un problema di salute che aveva avuto in passato. Le era dispiaciuto. Mi ricordo che spesso mi diceva he lo apprezzava perché cercava di andare avanti nonostante le difficoltà. Fino a Ferragosto dello scorso si è comportato bene, era molto amorevole anche con la mia mamma".
Poi, dopo Natale, qualcosa è cambiato: "Ha cominciato a comportarsi in maniera strana. Mi contattava continuamente, lui era convinto che mia sorella lo tradisse e voleva che io lo appoggiassi. Poi è diventato aggressivo, urlava e ho detto basta. Alessandra mi dava ragione ma a fatica ne ha preso le distanze anche se lui provava a riavvicinarsi. Poi pian piano ha trovato la forza, si è resa conto che faceva cose sempre più gravi".
Fin quando il 22 luglio non ha deciso di lasciarlo. "Quella sera sono andata a casa sua con una scusa. Noi ci eravamo allontanate in quel periodo, io avevo paura del comportamento di questa persona, lei però continuava a dargli una possibilità. Lei ha confessato che era disperata. Il 29 luglio è andata a fare la denuncia. Ha fatto finta finta di andare in vacanza per far vedere che non era a casa". Poi, un mese dopo, la tragedia.
"Quel giorno lì io l'ho vista. Voleva parlarmi – ha spiegato Stefania -. Mi disse che era disperata per Giovanni, che il giorno prima si era presentato di nuovo sotto casa e le aveva staccato la luce. Lei era convinta che lui non ci fosse quella sera, che fosse in Sicilia con la squadra. Volevo che restasse da me ma lei doveva dare da mangiare al cane. Eravamo a telefono insieme, prima ancora che entrasse dal condominio. Poi a un certo punto ho sentito solo urla di lei e di lui incomprensibili. Non c'è stato dialogo. Ho chiamato subito i carabinieri con il telefono del mio compagno e intanto al telefono sentivo ancora le urla. Mi sono precipitata da lei, ma quando sono era arrivata era già troppo tardi".