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Morta di parto insieme al neonato, chiesta condanna di medico e ostetrica e 3 milioni di risarcimento

Due condanne e un’assoluzione. È questa la richiesta avanzata in aula dal pm nei confronti di medico e ostetrica che la notte di Natale presero in cura il piccolo Leo morto poche ore dopo il parto in cui perse la vita la mamma Anna Massignan.
A cura di Chiara Ammendola
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Anna Massignan (foto Facebook)
Anna Massignan (foto Facebook)

Una condanna un anno di reclusione per il dottor Renato Zardini e a sei mesi per l'ostetrica Romina Cracco per omicidio colposo. Sono queste le richieste avanzate nell'aula di tribunale a Verona dal pubblico ministero Gennaro Ottaviano nell'ambito del processo per la morte del piccolo Leonardo, sopravvissuto solo poche ore dopo essere venuto la luce e morto il giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre 2015.

Una vicenda drammatica che ha visto la morte anche della giovane neo mamma, Anna Massignan, deceduta durante il parto all'ospedale di San Bonifacio il giorno di Natale, mentre era all'ottavo mese di gravidanza. Il giorno prima la corsa in Pronto Soccorso in seguito a una caduta, ad accompagnarla in ospedale il compagno Andrea Zambotto la cui vita è segnata in maniera inesorabile dai tragici eventi di quel Natale di quasi otto anni fa.

Per la donna, 34 anni, dottoressa vicentina di Sarego, era alla sua prima gravidanza, ma per lei non ci fu nulla da fare. Le indagini, avviate immediatamente dopo la denuncia del compagno, hanno portato a un nulla di fatto e la procura ha archiviato il tutto poco dopo. Ad approdare in tribunale è stata invece la morte del figlio, il piccolo trasportato d'urgenza a Borgo Trento dove è poi morto a causa delle condizioni disperate nelle quali era arrivato.

Secondo quanto ricostruito dal pm il personale sanitario non avrebbe posto in essere la "sorveglianza e la valutazione del Fcf (frequenza cardiaca fetale) continue, che venivano in realtà sospese ingiustificatamente" e inoltre avrebbe omesso di "disporre e praticare tempestivamente in conseguenza delle emergenze il taglio cesareo urgente". Il cesareo che fu disposto alle 14.43, ma già alle 12.12 il "tracciato del Ctg ( cardiotocografico) era espressione di una condizione patologica in grado di determinare ipossia nel feto ed evoluzioni in asfissia".

La superperizia disposta dal giudice ed esposta in aula avrebbe invece evidenziato come "neppure anticipando il cesareo è possibile affermare con assoluta certezza che il nascituro sarebbe sopravvissuto". La famiglia ha chiesto un risarcimento danni complessivo di tre milioni di euro "per la devastante perdita del bimbo".

“Nessuna condanna, nessuna cifra potrà mai ridare la serenità irrimediabilmente perduta dai miei assistiti e colmare il loro immenso dolore – le parole dell'avvocato Francesco Longhi che assiste come parte civile i nonni del bimbo e il compagno di Anna – comunque dopo questa requisitoria del pm che ha chiesto due condanne, sentiamo che la verità e la giustizia sono più vicine”.

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