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Morta a 23 anni precipitando in un torrente: “Mia madre non si è uccisa, riaprite il caso”

Per l’indagine ufficiale si sarebbe tolta la vita lanciandosi sul greto di un torrente sulla Statale 115 in direzioni Rosolini, il 3 ottobre del 1974. Oggi, a un quarantennio di distanza, quello che all’epoca era il figlioletto di 4 anni, si batte con il suo avvocato per far riaprire il caso. “Mia madre era vittima di violenza domestica, non credo al suicidio”.
A cura di Angela Marino
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 "Devono dirmi com'è morta mia madre". Lui aveva 4 anni e sua madre 23, quando è stata trovata in fin di vita sul greto di un fiumiciattolo sulla strada per Rosolini, in Sicilia. Aveva le ossa rotte e fu operata d'urgenza all'ospedale di Trigona, da dove sua madre volle farla dimettere contro il parere dei medici. Morì a casa, qualche ora dopo, lasciando l'adorato figlioletto e tante, tantissime domande. Le ha ereditate tutte suo figlio Rosario, che oggi chiede la riapertura delle indagini su quella morte che gli hanno raccontato come suicidio.

I fatti, innanzitutto. Era il 3 ottobre 1974 quando la 23enne fu ritrovata in condizioni gravissime sul greto del torrente Asinara, lasciando dietro di sé le macerie di una famiglia disastrata ancor prima di quell'evento. Il suo bambino, per cominciare, viene collocato in una struttura per minori, mentre suo padre, il compagno di Rosaria, ha una relazione, da cui nascerà un bambino, con la sorella 14enne di lei. Anche questo bambino verrà affidato.

Diventato adulto, Rosario mette su una famiglia sua e con enormi difficoltà, si trasferisce a Perugia, dove oggi vive, in condizioni di difficoltà economiche, da separato. Dopo quarant’anni, con l’aiuto di un avvocato ha ottenuto quella cartella clinica che gli avevano detto essere andata bruciata, quella relativa al ricovero di sua madre all'ospedale di Trigona. Manca il certificato di morte, perché le formalità in questo caso non sono state propriamente trasparenti. "Non so se mia madre sia stata uccisa", dice oggi a Fanpage.it. Tanto per cominciare non si capisce come avrebbe voluto uccidersi in meno di un metro d'acqua e come si sia procurata le gravissime lesioni".

"Non so quello che è successo quel giorno – continua – ma so quello che è successo altri giorni della sua difficile vita. Mio padre la picchiava forte, aveva lividi sul corpo e portava le maniche lunghe anche d'estate, per nasconderli". "Nonostante le violenze che subiva mi voleva bene e non si sarebbe tolta la vita lasciandomi da solo. Ho il sospetto che qualcuno volesse eliminarla per il proprio interesse. Non voglio lanciare accuse, ma lo devo alla sua memoria. Le devo almeno la verità".

Intanto con l'avvocato Laura Filippucci ha chiesto alla Procura che indagò all'epoca di poter visionare le carte delle indagini. La speranza è quella di poter chiedere l'apertura di un'inchiesta e la riesumazione del corpo di sua madre, al cimitero di Noto. Per questo Rosario ha deciso di lanciare un appello a chiunque abbia informazioni su quel 3 ottobre 1974. "Non è troppo tardi per darle giustizia, vi prego, parlate".

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