Morta a 18 anni dopo dose di eroina regalata dal fidanzato: chiesta condanna a 6 anni per il giovane
La Procura di Roma ha chiesto 6 anni e 8 mesi di carcere per Francesco Gnucci, il fidanzato di Maria Chiara Previtali, la studentessa di Amelia, in provincia di Terni, morta nell'ottobre 2020 a 18 anni per una dose di eroina che lui le aveva regalato per il compleanno.
Secondo i pubblici ministeri, infatti, sarebbe stato proprio il giovane, inizialmente accusato di omissione di soccorso e poi di omicidio preterintenzionale, a iniettare la dose alla ragazza. Dalle indagini sarebbe inoltre emerso che la 18enne, figlia del dirigente di una comunità terapeutica che si occupa di persone con tossicodipendenza, si era avvicinata al mondo della droga ma non aveva mai assunto eroina.
La sera del 9 ottobre del 2020 l’imputato, all’epoca 21enne, aveva acquistato la dose in uno dei più grandi supermercati della droga, in via dell’Archeologia nel quartiere di Tor Bella Monaca, a Roma. Poi, questa la tesi della Procura, avrebbe iniettato la dose alla giovane.
Secondo quanto è stato ricostruito dalle indagini, a quel punto la 18enne si era sentita male. Il ragazzo non aveva chiamato i soccorsi e l'aveva portata a casa sua, ad Amelia, dove 10 ore dopo la situazione era precipitata. Per questo inizialmente il ragazzo era stato accusato di omissione di soccorso.
Ora invece rischia di essere condannato per omicidio preterintenzionale e nei suoi confronti la Procura ha richiesto una pena importante, nonostante sia stata scelta la strada del rito abbreviato.
L’avvocata Francesca Carcascio, che difende Gnucci, ha depositato una memoria che sarà discussa il 18 ottobre, giorno in cui dovrebbe arrivare la sentenza. La legale insisterà sul nesso di causalità tra l’assunzione dell’eroina e il decesso della 18enne e sull’inquadramento giuridico del reato contestato a Gnucci.
"Inizialmente Francesco aveva confessato ai carabinieri di essere stato lui a iniettarle la dose di eroina, ma poi ha precisato che non si ricordava bene cosa fosse accaduto nelle 12 ore precedenti, durante le quali avevano consumato insieme diversi tipi di droga", ha spiegato Carcascio. Secondo l'avvocata, infatti, non sarebbe dimostrato il collegamento tra il decesso della 18enne e l'iniezione di eroina attribuita all'imputato alla vittima.