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Morta a 15 anni per overdose in una casa abbandonata. L’amministratore: “Avevo chiesto di murare le porte”

La giovanissima, italo-tunisina, era stata trovata morta in un appartamento abbandonato a San Bonifacio lo scorso gennaio. “Sicuramente lì c’era un giro di spaccio di droga. Avevamo denunciato più volte sia all’Ater, sia all’amministratore. Lo sapevano tutti”, evidenzia uno dei vicini a Storie Italiane.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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"Avevamo chiesto di murare porte e finestre, non hanno mai fatto nulla: è scritto nero su bianco" così Giuseppe Dal Degan, l'amministratore condominiale delle palazzine di San Bonificio (Verona) nelle quali alla fine dello scorso mese è stata trovata senza vita una ragazzina 15enne di origini italo-tunisine. Ad ucciderla una sospetta overdose.

L'appartamento, al piano terra di via don Ambrosini, è una delle case popolari dell’Ater (Azienda territoriale per l'edilizia residenziale). Regolarmente assegnato ma con un avviso di sfratto per morosità a breve, era in evidente stato di abbandono ed era diventato ritrovo di tossicodipendenti, come racconta a Storie Italiane da uno dei vicini: "C'era una viavai di sbandati, erano in tanti. Sicuramente c'era un giro di spaccio di droga. Avevamo denunciato più volte sia all'Ater, sia all'amministratore. Lo sapevano tutti", evidenzia.

L'amministratore Dal Degan aveva a sua volte segnalato la situazione all'Ater: "Non hanno mai risposto alle nostre mail, l'ultima è stata inviata 15 giorni prima della morte di Nora". La replica di Franco Falcieri, ad dell'Ater di Verona, alla trasmissione Rai: "Abbiamo ricevuto tre mail e segnalato tutto alla polizia e ai carabinieri".

Nel frattempo mentre si attende ancora l'esito dell'esame tossicologico sul corpo della giovane vittima, le forze dell'ordine hanno arrestato un marocchino di 34 anni, senza fissa dimora, responsabile secondo la procura del decesso della 15enne: oltre a essere stato indagato per morte come conseguenza di altro delitto deve rispondere per spaccio di sostanze stupefacenti.

Poco prima di morire, la ragazza avrebbe inviato un audio sul telefono del padre, gridando e supplicandolo di aiutarla. Inoltre, avrebbe chiamato la madre alle quattro del mattino. "Negli ultimi tempi, mia figlia frequentava una donna brasiliana, ed è stata lei a consegnarla agli spacciatori – aveva raccontato la madre pochi giorni dopo la tragedia –. Quella donna la costringeva a prostituirsi, tratteneva il denaro e in cambio le forniva cocaina".

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