Morta a 13 anni a Piacenza, l’ex fidanzatino 15enne va a processo. La mamma della vittima: “Merita giustizia”

"Mia figlia non c'è più e merita giustizia. Il 9 luglio ci sarà l'udienza e l'imputato sarà chi le ha tolto la vita". A dirlo è la mamma della 13enne morta il 25 ottobre scorso a Piacenza dopo una caduta dal settimo piano del palazzo in cui viveva. "Lui la perseguitava perché aveva scelto di allontanarlo. La differenza tra amore e ossessione violenta l'ha condotta alla morte – ha spiegato ancora la madre dell'adolescente – ed è fondamentale che questo venga riconosciuto".
Il 15enne che andrà a processo per la morte dell'adolescente è accusato di omicidio aggravato. Secondo quanto era emerso dalle indagini, il ragazzo aveva aspettato che la 13enne uscisse di casa per poi trascinarla fino al settimo piano con una scusa e lasciarla precipitare giù dal balcone. Per evitare che la ragazzina si aggrappasse alla ringhiera del balcone, l'avrebbe anche colpita con un cacciavite sulle nocche delle dita. La madre della 13enne è assistita dall'avvocato Anna Ferraris.
"La rapida definizione della data del processo fa ben sperare e conferma la mia fiducia nella Giustizia e nel lavoro degli inquirenti. Continuo a confidare che venga fatta piena luce sull'accaduto. Nessuna madre dovrebbe piangere la propria figlia e nessun'altra famiglia dovrebbe vivere questo dolore. Mi aspetto un processo giusto e trasparente, affinché tragedie come questa non si ripetano mai più".
La legale ha poi ringraziato gli organi di stampa per il rispetto dimostrato verso la memoria della 13enne, così come chiesto recentemente dalla famiglia. La mamma della 13enne aveva raccontato subito dopo la tragedia di aver segnalato la pericolosità dell'ex fidanzatino della figlia ai servizi sociali che però, a sua detta, non avrebbero preso seriamente le sue preoccupazioni.
Secondo la donna, infatti, i servizi sociali che erano affidatari della 13enne non avrebbero denunciato gli episodi persecutori subiti dalla ragazzina nonostante fossero i suoi affidatari: la madre dell'adolescente aveva infatti avuto delle limitazioni nella potestà genitoriale dal 2017 pur vivendo a tutti gli effetti con la figlia minorenne.