Monitoraggio Gimbe: “Mezzo milioni di casi Covid in una settimana, aumentano i ricoveri”
Un netto aumento dei casi Covid e dei ricoveri in Italia. Lo rivela l'ultimo monitoraggio della fondazione Gimbe, l'ente indipendente che ogni settimana analizza i dati sulla pandemia nel nostro Paese. Rispetto allo scorso report, infatti, sono mezzo milione i casi positivi registrati (+32%), ma salgono anche i ricoveri ordinari (del 5,9%), mentre frena la discesa dei posti occupati in terapia intensiva (comunque in calo del 9,4%). Intanto la campagna vaccinale va a rilento: le coperture con almeno una dose segnano un piccolo aumento dello 0,2% passando dall'85,4% all'85,6%, quelle con ciclo completo sono cresciute di un solo punto percentuale (andando dall'82,9% all'83,9%).
«I dati – dice il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – indicano che siamo in una fase di netta ripresa della circolazione virale, seppur eterogenea nelle varie aree del Paese: oltre 1,2 milioni di mila persone attualmente positive, una media di quasi 72 mila nuovi casi al giorno e un tasso di positività che ha raggiunto il 15,2%". Per evitare una quinta ondata che potrebbe compromettere la roadmap delle riaperture, quindi, "è indispensabile imprimere una nuova spinta alla campagna vaccinale: aumentare coperture vaccinali e terze dosi, in particolare negli over 50, e accelerare con le quarte dosi negli immunodepressi. E poi continuare ad utilizzare le mascherine al chiuso».
Covid, scendono di poco i decessi
Il monitoraggio della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 16-22 marzo 2022, rispetto alla precedente, un ulteriore aumento di nuovi casi (502.773 vs 379.792) e una lieve diminuzione dei decessi (924 vs 976).
In aumento anche i casi attualmente positivi (1.200.607 vs 1.036.124), le persone in isolamento domiciliare (1.191.183 vs 1.027.149), i ricoveri con sintomi (8.969 vs 8.473); in calo le terapie intensive (455 vs 502). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
- Decessi: 924 (-5,3%), di cui 83 riferiti a periodi precedenti
- Terapia intensiva: -47 (-9,4%)
- Ricoverati con sintomi: +496 (+5,9%)
- Isolamento domiciliare: +164.034 (+16%)
- Nuovi casi: 502.773 (+32,4%)
- Casi attualmente positivi: +164.483 (+15,9%)
«Per la seconda settimana consecutiva – spiega Cartabellotta – sono in netto aumento i nuovi casi settimanali, che salgono intorno a quota 500 mila, con un incremento del 32,4% e una media mobile a 7 giorni che passa da circa 54 mila casi del 15 marzo a quasi 72 mila il 22 marzo (+24,4%)».
Nella settimana 16-22 marzo si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi in tutte le Regioni: dal 51,6% della Puglia al +17,1% dell’Umbria. Fa eccezione la Provincia Autonoma di Bolzano, sostanzialmente stabile (-0,6%). L’incremento più rilevante rispetto alla settimana precedente si registra nelle Regioni del Sud (+42,2%), mentre quello minore riguarda le isole (+17,7%). Nelle Regioni del nord-ovest, del nord-est e del centro i valori si attestano intorno al 30%: rispettivamente +33,3%, +31,9% e +29,7%.
In tutte le Province, eccetto la Provincia Autonoma di Bolzano, si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente. Salgono da 17 a 38 le Province con incidenza superiore a 1.000 casi per 100.000 abitanti: Lecce (2.062), Messina (1.629), Perugia (1.587), Terni (1.507), Fermo (1.474), Avellino (1.458), Crotone (1.395), Agrigento (1.390), Ascoli Piceno (1.382), Reggio di Calabria (1.382), Vibo Valentia (1.375), Siena (1.373), Grosseto (1.338), Rieti (1.336), Teramo (1.313), Lucca (1.298), Bari (1.281), Ragusa (1.248), Benevento (1.244), Brindisi (1.242), Caltanissetta (1.224), Latina (1.178), Matera (1.177), Frosinone (1.172), Sassari (1.133), Ancona (1.130), Potenza (1.111), Oristano (1.109), Macerata (1.105), Massa Carrara (1.080), Livorno (1.078), Arezzo (1.073), L'Aquila (1.064), Caserta (1.062), Foggia (1.055), Trapani (1.035), Enna (1.020) e Viterbo (1.001).
Occupazione dei posti letto in ospedale al 13,8%
Si registra un netto aumento del numero dei tamponi totali (+12,9%): da 2.852.637 della settimana 9-15 marzo a 3.220.105 della settimana 16-22 marzo. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 15,9% (+345.935) e quelli molecolari del 3,2% (+21.533).
La media mobile a 7 giorni del tasso di positività dei tamponi molecolari sale dall’11,3% al 13,4%, mentre quella degli antigenici rapidi dal 13,9% al 16,3%.
«Sul fronte degli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari di Gimbe – si rileva un’ulteriore riduzione dei posti letto occupati da pazienti Covid in terapia intensiva (-9,4%), mentre l’incremento dei nuovi casi ha determinato un’inversione di tendenza nei ricoveri in area medica (+5,9%)». In particolare, in area critica dal picco di 1.717 del 17 gennaio i ricoveri sono scesi a 455 il 22 marzo; in area medica, invece, dopo aver toccato il minimo di 8.234 il 12 marzo, sono risaliti a quota 8.969 il 22 marzo.
Al 22 marzo il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 13,8% in area medica e del 4,8% in area critica. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria superano la soglia del 15% in area medica, con la Regione Calabria che tocca quota 34%; nessuna Regione va oltre la soglia del 10% in terapia intensiva.
«Stabile rispetto alla scorsa settimana – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo di Gimbe – il numero degli ingressi giornalieri in terapia intensiva: la media mobile a 7 giorni si attesta infatti a 42 ingressi/die rispetto ai 41 della settimana precedente».
«Sul fronte degli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari– si rileva un’ulteriore riduzione dei posti letto occupati da pazienti COVID in terapia intensiva (-9,4%), mentre l’incremento dei nuovi casi ha determinato un’inversione di tendenza nei ricoveri in area medica (+5,9%)». In particolare, in area critica dal picco di 1.717 del 17 gennaio i ricoveri sono scesi a 455 il 22 marzo; in area medica, invece, dopo aver toccato il minimo di 8.234 il 12 marzo, sono risaliti a quota 8.969 il 22 marzo.
Al 22 marzo il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 13,8% in area medica e del 4,8% in area critica. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria superano la soglia del 15% in area medica, con la Regione Calabria che tocca quota 34%; nessuna Regione va oltre la soglia del 10% in terapia intensiva. «Stabile rispetto alla scorsa settimana – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – il numero degli ingressi giornalieri in terapia intensiva: la media mobile a 7 giorni si attesta infatti a 42 ingressi/die rispetto ai 41 della settimana precedente».
L'85,6% della popolazione è vaccinata
Al 23 marzo l’85,6% della popolazione (n. 50.702.432) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+17.006 rispetto alla settimana precedente) e l’83,9% (n. 49.688.458) ha completato il ciclo vaccinale (+60.028 rispetto alla settimana precedente). In ulteriore calo nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 352.744), con una media mobile a 7 giorni di 50.392 somministrazioni/die: si riducono del 16,3% le terze dosi (n. 269.988) e del 23,4% i nuovi vaccinati (n. 18.296).
Le coperture con almeno una dose di vaccino sono molto variabili nelle diverse fasce d’età (dal 99,4% degli over 80 al 37,3% della fascia 5-11), così come sul fronte dei richiami, che negli over 80 hanno raggiunto l’88,8%, nella fascia 70-79 l’87,6% e in quella 60-69 anni l’84,4%.
Nella settimana 16-22 marzo si registra un ulteriore calo dei nuovi vaccinati: 18.296 rispetto ai 23.895 della settimana precedente (-23,4%). Di questi il 21,4% è rappresentato dalla fascia 5-11: 3.907, con un calo del 16,6% rispetto alla settimana precedente. Nonostante l’obbligo vaccinale e l’obbligo di Green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, tra gli over 50 il numero di nuovi vaccinati scende ancora, attestandosi a quota 4.031 (-37,9% rispetto alla settimana precedente).
Almeno 4,5 milioni di persone rifiutano ancora il vaccino
Al 23 marzo sono ancora 6,96 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2,45 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da Covid-19 da meno di 180 giorni. Di conseguenza, le persone attualmente vaccinabili sono circa 4,51 milioni, un dato che non tiene conto delle esenzioni di cui non si conosce il numero esatto.
Al 23 marzo nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.417.151 dosi: 1.370.966 bambini hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.225.734 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale che si attesta al 37,3% con nette differenze regionali (dal 20,2% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,7% della Puglia).
Al 23 marzo sono state somministrate 38.540.037 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 38.570 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 45.878.964), aggiornata al 18 marzo, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84% con nette differenze regionali: dal 78,7% della Sicilia all’87,9% della Valle D’Aosta.
Delle 7.338.927 persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster, 2,53 milioni potrebbero riceverla subito, mentre gli oltre 4,8 milioni di guariti da meno di 120 giorni non sono candidati a riceverla nell’immediato.
Cala il numero di dosi somministrate
Al 23 marzo sono state somministrate 47.794 quarte dosi. In base alla platea ufficiale (n. 791.376), aggiornata al 9 marzo, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 6% con nette differenze regionali: dallo 0,5% della Calabria al 30,4% della Piemonte. Ad oggi in Italia la quarta dose di vaccino è autorizzata solo per le persone immunocompromesse: per la popolazione generale al momento non ci sono evidenze per raccomandare, o meno, un’ulteriore dose di richiamo ma non è escluso che, nell’ambito della seduta odierna della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), potrà essere stabilito un ampliamento della platea, includendo persone anziane e fragili.
Le evidenze scientifiche disponibili sono, al momento, preliminari. In particolare, i risultati di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine non depongono a favore della somministrazione di una quarta dose in soggetti giovani e sani a causa di una bassa efficacia nei confronti delle infezioni sintomatiche. Per la popolazione over 60 sono disponibili dati pre-print di uno studio israeliano: l’effetto protettivo della quarta dose sembra manifestarsi soprattutto nelle persone più anziane, in particolare over 80, mentre appare modesto nella fascia 70-79 anni ed esiguo in quella 60-69. Nel frattempo c'è il rischio della comparsa di nuove varianti.
«Tutti i dati dimostrano che la campagna vaccinale è ormai in una fase di stallo – sottolinea Cartabellotta – nonostante vi siano attualmente oltre 4,5 milioni di persone vaccinabili con prima dose e 2,5 milioni con dose booster. I tassi di copertura vaccinali, infatti, nell’ultimo mese hanno registrato incrementi davvero esigui. Le coperture con almeno una dose segnano un misero +0,2 passando da 85,4% a 85,6%; quelle con ciclo completo sono cresciute di un solo punto percentuale passando da 82,9% a 83,9%). Anche le coperture delle terze e quarte dosi procedono a rilento con, rispettivamente, incrementi pari a 3,5 e 6 punti percentuali (rispettivamente 80,5% vs 84% e 0% vs 6%) nonostante l’inizio più tardivo e la considerevole platea vaccinabile».
L'efficacia del vaccino contro la malattia grave al 91,5% dopo il booster
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità, relativi al solo periodo di prevalenza della variante omicron (a partire dal 3 gennaio 2022), dimostrano la riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e la sua risalita dopo la somministrazione del richiamo. In particolare: l’efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 52% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 47,8% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 72% dopo il richiamo; l’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dall’73,3% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni all’76% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 91,5% dopo il richiamo.
Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 51,1-73,2%), ma soprattutto di malattia grave (del 62,1-88,3% per ricoveri ordinari; del 76,6-91,6% per le terapie intensive) e decesso (del 67,7-91%).