Monica Marchioni avvelenata dal figlio con le penne al salmone: “Non aveva empatia, voleva l’eredità”
È tornata a parlare del figlio, Alessandro Leon, e della terribile notte in cui ha rischiato di morire. Monica Marchioni è sopravvissuta al tentativo di avvelenamento da parte del figlio che purtroppo è costato la vita invece al marito. La coppia è stata avvelenata dal figlio poco più che maggiorenne con un piatto di pennette al salmone: mentre Marchioni ha smesso di mangiare dopo la prima forchettata, estremamente salata, il patrigno del ragazzo, Loreno Grimandi, ha continuato a cenare, morendo poco dopo a causa del veleno ingerito.
"Mi fa male perché Alessandro era quello che vedete nelle foto, un ragazzo meraviglioso – ha spiegato la donna durante la trasmissione Storie Italiane su Rai 1 con Eleonora Daniele -. È come se si fosse trasformato in dottor Jekyll e mister Hyde, voleva la nostra eredità. Non riesco a perdonarlo, ma sapere che era solo nel momento della confessione in tribunale mi ha dato un dolore enorme".
La donna ha commentato alcune immagini esclusive mandate in onda dal programma Tv in cui lei e il figlio sorridono felici nel giorno delle nozze con Grimandi. "Allora era dolce. Stava con gli amici e portava la spesa alla vicina, si preoccupava del nonno. È come se si fosse trasformato in dottor Jekyll e mister Hyde. Eravamo una bellissima famiglia, non so darmi un motivo per quanto successo".
Marchioni ha provato a dare una spiegazione al cambiamento improvviso del figlio. "Potrebbe aver sviluppato una malattia mentale, ma questo è solo un mio pensiero. Era diventato senza empatia, fino ad arrivare a quegli occhi che quella sera io non riconoscevo".
"Non era depresso e non aveva problemi di droga, lui voleva la nostra eredità. Non eravamo milionari ma avevamo dei beni e lui voleva quelli. Commentai con lui la notizia del delitto di Bolzano ad opera di Benno qualche tempo prima dell'avvelenamento, ma lui non disse nulla. Da allora ho iniziato a chiudere la porta della camera da letto a chiave quando andavo a dormire. Mio marito mi prendeva in giro per questo" ha continuato la donna.
Per il diciottesimo compleanno, i genitori avevano deciso di regalare a Leon un orologio di 1200 euro, ma lui aveva chiesto di cambiarlo con un bracciale di diamanti perché quel regalo di compleanno non era della marca che voleva. "Ha premeditato per mesi l'omicidio, non è vero che voleva suicidarsi, non ha mai tentato il suicidio. Voleva farsi seguire da uno psichiatra per la sua ipocondria, ma ci è andato 3 o 4 volte. Non ci è mai andato per problemi mentali, del suicidio parlava solo con noi, non con lo psichiatra o con gli amici".
Dopo la confessione e la rinuncia al ricorso dopo la condanna, Leon Asoli non avrebbe tentato di riavvicinarsi alla madre. "Non ho più parlato con lui e non ci siamo ancora visti, io non ne sono in grado. Quella notte non ha solo cercato di uccidermi, ha fatto di peggio: da allora ha iniziato ad incolparmi dell'omicidio di mio marito, ma io sono una sopravvissuta. Il padre lo ha accompagnato in tribunale durante tutto il processo di primo grado, poi ha deciso di confessare – racconta la Marchioni – e a quel punto era solo. Devo dire una cosa che sembra un controsenso: sono sempre sua madre. Dentro al mio cuore lui è mio figlio. Dal mio avvocato ho saputo che era solo e per me è stato un dolore assurdo. Sembra strano, ma è così".