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Monica Forte (Commissione antimafia): “Senza aiuti l’economia lombarda finirà in mano alle mafie”

“Il problema dell’infiltrazione nell’economia lombarda era già serio, ma oggi la situazione è ancora più grave. Se non interveniamo, rischiamo di trovarci buona parte dell’economia legale in mano alle mafie”. Monica Forte, presidente della Commissione antimafia regionale, denuncia a Fanpage.it il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo produttivo lombardo stremato dalla crisi. “È già tardi, bisogna intervenire subito”.
A cura di Simone Gorla
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"Non eravamo preparati alla pandemia, le mafie invece erano pronte". La piccole imprese bergamasche e bresciane stremate dalla crisi e diventate sempre più appetibili. I ristoranti, gli alberghi e i bed & breakfast sul lago di Como dove le ‘ndrine prosperano già da tempo. Le imprese di pompe funebri, oggi tristemente remunerative. I territori della bassa dove si raccolgono i prodotti filiera agroalimentare e florovivaistica. I settori dell'edilizia e dell'immobiliare, dove si prevede un crollo dei prezzi. La logistica, ma anche il commercio di farmaci. Il coronavirus che ha sconvolto la Lombardia con oltre 13mila morti e 73mila contagiati rischia di aprire un'autostrada alle mafie e spingere gli imprenditori nelle mani della criminalità organizzata. Lo denuncia a Fanpage.it Monica Forte, presidente della Commissione antimafia regionale.

"Questa crisi sanitaria ha determinato il blocco delle attività e una gravissima e pericolosissima crisi di liquidità per le imprese. Il problema dell'infiltrazione nell'economia lombarda era già serio. Ma attenzione, oggi la situazione è ancora più grave", spiega la presidente della Commissione speciale antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità del Consiglio regionale della Lombardia.

Perché l'economia lombarda è in pericolo?

L'emergenza agevola ulteriormente le mafie. Gli emissari si presentano agli imprenditori come i “salvatori”, creano una dipendenza che prima o poi faranno valere. L'aiuto non è mai gratis. Continuando a sottovalutare tra qualche anno rischiamo di avere buona parte dell'economia legale in mano alle mafie. Ora si aprono non delle strade, ma delle autostrade. Stiamo perdendo terreno.

Quanto tempo resta per intervenire?

È già tardi! Il monito vale per tutti, Regione Lombardia e Governo. Gli aiuti finanziari per le imprese devono arrivare subito, prima che si concretizzi l'arrembaggio delle mafie. La criminalità si è organizzata da tempo grazie alla sua capacità di anticipare i fenomeni e comprendere in anticipo settori in cui si possono inserire. Roberto Saviano ha evidenziato come le mafie abbiano investito nei settori produttivi che rispondono a beni essenziali: sanità, trasporti, logistica.

Soldi senza controlli? È prudente eliminare la burocrazia per non rallentare in questo campo?

Bisogna trovare un giusto equilibrio. È chiaro che senza controlli si rischia di aggiungere la beffa al danno e finanziare le imprese controllare dalla mafia. Però è necessario agire subito. Erogare gli aiuti e intanto eseguire verifiche rapidissime. Abbiamo piattaforme, banche dati che possiamo incrociare. Non è impossibile.

Chi deve fare questi controlli?

La Prefettura in coordinamento con le direzioni antimafia, gli organismi anti riciclaggio e la guardia di finanza. Gli strumenti ci sono, devono essere coordinati tra di loro.

Le prefetture che sono già oberate di lavoro per i controlli di autocertificazioni?

È chiaro che non possiamo dare troppi compiti alle stesse autorità. Ma faccio una considerazione semplice. Abbiamo ampliato l'organico di medici e infermieri per l'emergenza sanitaria. Facciamo lo stesso per l'organico degli enti che devono vigilare che i fondi non vadano alle mafie. Si può fare, basta avere la volontà politica.

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Già prima del coronavirus era stato proposto un intervento a sostegno degli imprenditori che denunciano. Di cosa si tratta?

Con il Coordinamento delle commissioni e osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità abbiamo presentato una proposta di legge al parlamento di modifica del Codice dei contratti pubblici. L'esigenza è quella di aiutare gli imprenditori che denunciano le pressioni criminali. Vale per tutta Italia e in particolare in Lombardia, dove tantissime micro imprese sono esposte. Sappiamo che le mafie investono nell'economia legale spesso partendo da piccoli prestiti e finiscono per mettere le mani sulle aziende. Purtroppo questi reati sono silenti.

Cosa proponete per aiutare le vittime a farsi avanti?

Da parte degli imprenditori c'è anche la consapevolezza che quando denunciano entrano in circolo vizioso di isolamento ed esclusione dal mercato, che spesso li porta al fallimento. Di fronte a questo, con il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ci siamo chiesti: di fianco a quello che già prevede il codice degli appalti, si può inserire un criterio premiale per chi denuncia? Quello che proponiamo è inserire l'imprenditore che denuncia in elenchi presso le prefetture per portare una serie di benefici tra cui aiuti, punteggi nelle gare per i contratti pubblici, un rating di legalità. È uno stimolo a denunciare. Il messaggio è: “Non solo sarai tutelato, ma ti aiutiamo ad andare avanti”.

Le sembra che il tema delle mafie sia tra le priorità in questo momento?

No. Noto con dispiacere che in tutte le conferenze stampa che ci sono state e nelle task force formate, a tutti i livelli, il tema delle infiltrazioni mafiose non è stato mai nemmeno accennato. È un problema nazionale ed europeo, e non ce ne stiamo occupando.

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