
Il dodicesimo anniversario di pontificato di papa Francesco sarà il più difficile di tutti: anche se la prognosi è stata sciolta, il pontefice passerà questo giorno che dovrebbe essere di festa all’ospedale Gemelli di Roma. Sembra ormai molto lontano quel 13 marzo 2013, data in cui per la prima volta un sudamericano, il vescovo di Buenos Aires, ascendeva al soglio pontificio. Sono stati anni complessi, in cui la Chiesa cattolica ha dovuto affrontare scandali legati ad abusi sessuali, i corvi nella Curia romana, ma anche un drastico calo nel numero dei fedeli ed un mondo in costante cambiamento, spesso sconvolto dalla guerra.
Papa Francesco è di certo una figura divisiva: molto amato dai laici, per nulla dai tradizionalisti cattolici che, almeno fino alla morte di Benedetto XVI, hanno continuato ad affermare l’illiceità della sua elezione. Francesco è il Papa della misericordia: ha voluto un apposito giubileo su questo tema (che è stato un vero e proprio flop di presenze) e si è occupato di temi come quelli dell’ecologia e dell’ambiente, prima di lui poco toccati dai precedenti Papi. Punto nodale di questi dodici anni, mai rinnegato, l’attenzione ai poveri: si capì fin dalla scelta del nome che il Papa che si era formato nella Teologia della Liberazione si sarebbe occupato degli ultimi della terra e così è stato.
Molti hanno storto il naso per i suoi continui riferimenti all’aiuto ai migranti, altri per le sue parole di apertura ai gay, altri ancora per le sue parole nettissime contro l’aborto, paragonato addirittura a una mafia che uccide le persone. La verità è che papa Francesco è, semplicemente, un anziano cattolico che ha ben presenti i punti fondamentali del Catechismo, anche se sotto il profilo dottrinario è sempre stato un po’ zoppicante, anche se proviene dall’ordine dei Gesuiti. Da qui alcune delle sue frasi, molto semplici, diventate celebri: la Chiesa è vista come “un ospedale da campo”, l’Eucarestia diventa una “medicina” per i peccatori, tutti invitati a mangiarla, e a chi gli chiedeva se fosse veramente cattolico, viste alcune sue posizioni considerate un po’ sui generis, rispose “volete che vi reciti il Credo?” per dimostrarlo. La più famosa, però, resta “chi sono io per giudicare un gay” che fece seguire, dopo pochi anni con il permesso ai sacerdoti di benedire coppie omosessuali.
E ancora, la riforma della Curia e dello Ior, la cacciata del suo collaboratore più stretto, il cardinale Angelo Becciu, ma anche il cardinale Keith O’Brien, accusato di molestie su minori, il braccio di ferro con l’ex segretario di Benedetto XVI Georg Ganswein, l’abolizione della pena dell'ergastolo in Vaticano, e l’introduzione nei codici vaticani dei reati di tortura, violenza sessuale, pedopornografia, detenzione di materiale pedopornografico, atti sessuali con minori e, soprattutto, il permesso di concedere la comunione ai divorziati, un tabù per molti secoli nella Chiesa.
Anni difficili, insomma, per una Chiesa in tempesta, con Francesco che ha sempre governato con il pugno di ferro e che continua a governare anche oggi, in ospedale, mentre è sotto le cure amorevoli dei medici e degli infermieri. Nessuno ha, infatti, dubitato che anche in questo periodo difficile Francesco, a cui manca un polmone fin da bambino e che ha ossa scricchiolanti al punto da dover utilizzare una sedia a rotelle, abbia deciso di lasciare ad altri le decisioni più importanti. Si torna, invece, a parlare di dimissioni, ma chi conosce bene Bergoglio dice che non saranno mai protocollate (e, tra l’altro, quelle firmate da Francesco non si sa più che fine abbiano fatto). Se la salute lo lascerà in forze è facile prevedere che il Papa continuerà nella sua opera al servizio della Chiesa fino al suo ultimo giorno.
