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Molestie all’Università di Torino, studentessa racconta: “Psicofarmaci per superare quel periodo”

Dopo lo scoppio del caso delle molestie ai danni di alcune studentesse dell’Università di Torino è finito sotto inchiesta il professor Giancarlo Di Vella, ex direttore della scuola di medicina legale. Il docente è stato posto agli arresti domiciliari per violenza sessuale.
A cura di Davide Falcioni
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Con il trascorrere dei giorni arrivano nuovi particolari sul caso delle presunte molestie sessuali all’Università di Torino, dove il professor Giancarlo Di Vella, ex direttore della scuola di medicina legale, è stato posto agli arresti domiciliari per violenza sessuale. Alle segnalazioni arrivate in Procura si sommano quelle, raccolte dal Corriere della Sera, di alcune studentesse che hanno rivelato gli stratagemmi adottati per sfuggire alle molestie. Un’ex allieva ha raccontato: "Temevo mi rovinasse la carriera, era il mio professore". "Ho cominciato a prendere psicofarmaci per superare quel periodo", ha confessato un’altra ragazza.

Un'altra studentessa ha ammesso: "Cercavo di non rimanere da sola con lui. La sera cercavo di non trattenermi in istituto, come facevo prima". Ma le testimonianze sono innumerevoli: "Chiedevo a un amico di accompagnarmi quando dovevo andare nel suo ufficio", ha confidato una donna, mentre un'altra ha riferito i commenti inopportuni nel corso delle lezioni: "Quanto è fortunato il tuo fidanzato. Che bella biancheria che indossi". Alle frasi allusive venivano accompagnate dalle minacce: "Mi ha detto che mi avrebbe rovinato la carriera", "mi disattivò le chiavi per accedere alla scuola", hanno raccontato alcuni studenti.

Nei confronti del docente non sono state sporte denunce, tuttavia la Procura di Torino sostiene che cinque studentesse avrebbero subito le presunte attenzioni morbose ed altre 6 avrebbero stravolto la loro quotidianità per proteggersi. Le accuse al carico del professore vanno dallo stalking alla violenza sessuale, passando per le minacce. Il caso è esploso quando i carabinieri del Nas di Torino hanno iniziato a indagare perché non quadravano i conti delle autopsie effettuate, e si sono imbattuti in un fiume di racconti che da tempo circolava nell’Università. Per questo il docente è accusato anche di falso, per aver registrato un numero di autopsie superiore rispetto a quello reale.

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