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Presunte molestie in un liceo di Cosenza, ultime news

Molestie a scuola, cosa sta succedendo nel liceo di Castrolibero occupato dagli studenti

Presunte molestie, atteggiamenti discriminatori, richieste di materiale fotografico sessuale. È quanto sarebbe accaduto nel corso degli anni nel liceo “Valentini-Majorana” di Castrolibero (Cosenza).
A cura di Francesca Lagatta
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Uno degli striscioni all'ingresso dell'istituto di Castrolibero
Uno degli striscioni all'ingresso dell'istituto di Castrolibero
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Studentesse bersagli di battutine a sfondo sessuale, docenti che sfiorano le parti intime delle ragazze e proposte indecenti. C'è di tutto nel "Castrolibero-gate", il caso sollevato dagli studenti dell'istituto superiore Valentini-Majorana che tiene banco da orami una settimana e ha tutte le carte in regole per trascinarsi nel tempo. Tutto ha avuto inizio alla fine di gennaio, quando una ex studentessa dell'istituto ha creato un profilo Instagram "Call out Velentini Majorana" in cui ha cominciato a denunciare le presunte malefatte, anche di alcuni anni fa, senza filtri. "Stanch* delle molestie fisiche e verbali – si legge – perpetrate da parte del corpo docente e tollerate dalla preside". Il primo post è da brividi: "Fuori i pedofili dal Valentini-Majorana". Secondo gli studenti, che ora protestano ad oltranza per chiedere l'allontanamento dei docenti coinvolti nello scandalo, le alunne avrebbero più volte segnalato i fatti alla preside Iolanda Maletta, ma quest'ultima avrebbe insabbiato ogni cosa. Il condizionale però è d'obbligo. Sarà la procura di Cosenza, che ha aperto un fascicolo di indagine, a fare chiarezza sull'accaduto.

Studenti occupano la palestra dell'istituto
Studenti occupano la palestra dell'istituto

Le accuse

Secondo i testimoni, le accuse riguardano in particolare un professore che avrebbe perpetrato le molestie in modo continuato, per anni. Questi avrebbe lanciato battutine alla ragazza che per prima ha denunciato, chiamandola alla lavagna e facendo apprezzamenti sul suo seno prosperoso. In un'altra occasione l'allora 14enne avrebbe ricevuto la proposta di inviare una foto a seno nudo in cambio di un buon voto nella sua materia. La ragazza avrebbe riferito tutto alla famiglia e successivamente alla preside, ma la donna avrebbe ignorato le lamentele, come quando, sempre a detta degli studenti, sarebbe cominciato a circolare un video della giovane nell'istituto e i docenti lo avrebbe guardato incitando gli altri a condividerlo nelle chat.

Le altre testimonianze

Dopo quelle del profilo anonimo, dietro cui si nasconde per motivi di privacy una ragazza in carne e ossa che ha già rivelato la sua identità ai carabinieri, di denunce ne sono arrivate a decine. Tante ragazze si sarebbero riconosciute nel suo racconto e avrebbero a loro volta denunciato mettendo nero su bianco i presunti soprusi subiti, in qualche caso delle vere e proprie molestie sessuali. Un'altra ragazza, ad esempio, racconta che durante i compiti in classe, un altro docente si sarebbe seduto accanto a lei, facendo scivolare la sua mano prima sulla schiena e poi sul sedere.

Gli alunni nel piazzale d'ingresso della scuola
Gli alunni nel piazzale d'ingresso della scuola

La vicenda si è fatta ancora più complicata quando gli investigatori si sono accorti che in questa vicenda non ci sarebbero prove a dimostrare quanto denunciato dalle ragazze. Particolare non da poco che potrebbe diventare un boomerang. A tal proposito è intervenuto il fratello di una delle presunte vittime che ha chiarito questo aspetto in una lettera pubblica. "Serve a poco ribadire che tutto ciò che è affermato senza prove può essere smentito senza prove. […] Ci sono altre forme di verità (tante forme, religiose, poetiche, relazionali), meno evidenti ma non per questo meno forti. Mi riferisco in particolare alla verità della testimonianza, alla verità dell’esperienza, alla verità del sentimento". Il giovane, poi continua: "Non si può affatto dire che la scuola non ne sapeva nulla, dato che l’email in mio possesso conferma l’appuntamento, da me richiesto ‘con la massima urgenza per le condizioni psicologiche precarie di mia sorella' per il giorno 28/06/2018 alle ore 18.00. Appuntamento al quale io e mia madre ci siamo puntualmente presentati per un confronto civile con il docente che oggi, con il senno di poi, si è rivelato un nulla di fatto".

"La scintilla che ha fatto esplodere la polveriera, innescando questo meccanismo pacifico ma deciso che io definisco "rivolta delle coscienze" – spiega il fratello a Fanpage.it -, è scoccata meno di un paio di settimane addietro quando mia sorella, percorrendo il corridoio della scuola, ha incontrato il docente in questione". Lì le avrebbe detto: "Avrei dovuto farti peggio". "Queste parole laceranti e sconvolgenti – continua il fratello della giovane che ha denunciato -, hanno riacutizzato una ferita mai veramente guarita e che affonda radici negli ultimi giorni di giugno 2018 (almeno per mia sorella, sia chiaro), quando da indifesa quattordicenne ebbe il primo traumatico evento col docente". Poi conclude: "Sembra inadeguato richiedere oggi le prove se in verità tali prove le avrebbero dovute raccogliere coloro i quali, resi edotti per tempo della vicenda grave, dovevano per coscienza e per legge attivare i giusti controlli (interni) e richiedere l'ausilio delle autorità competenti".

Il silenzio della scuola

Per andare in fondo alla questione avremmo voluto incontrare la preside e darle voce, così come abbiamo fatto con gli studenti, ma la dirigente da alcuni giorni giorni è barricata nel suo ufficio e non vuole dare spiegazioni, non vuole incontrare nessuno. Nella scuola non c'è traccia nemmeno del professore accusato dalla ragazza che per primo ha denunciato. Secondo la versione degli studenti, l'uomo avrebbe smesso di recarsi nell'istituto tre giorni prima dell'occupazione e cioè quando sui social sono circolate le prime accuse a suo carico.

La scuola incriminata

Ai più attenti non sarà sfuggito che l'istituto scolastico in questione non è nuovo alle cronache. Ad ottobre scorso fu teatro del drammatico atto di violenza perpetrato ai danni di Emanuele, studente 14enne scampato alla morte dopo aver ricevuto un pugno in volto da un coetaneo. Anche in quel caso la preside fu ricoperta di critiche. Secondo la famiglia del giovane, la preside non adottò i provvedimenti necessari, non si espose e non organizzò il rientro del ragazzo come avrebbe dovuto. Emanuele tornò a scuola un mese e mezzo più tardi, senza clamore, accolto solo dai carabinieri che lo scortarono nell'ufficio della dirigente. In quel caso nemmeno gli studenti fecero sentire la loro voce. Ad alcuni dei ragazzi che ieri occupavano il piazzale della scuola, Fanpage.it ha chiesto quale fosse la differenza tra quel fatto drammatico, per il quale non reagirono, e questo per il quale invece si è arrivati ad occupare la scuola anche di notte. "Queste violenze – ci spiega un alunno – sono perpetrate da un professore, mentre quello fu un fatto tra minorenni, ci sono pensieri contrastanti tra i diretti interessati, sono problemi che si sono creati tra di loro". Intanto, l'occupazione continua.

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