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Modena, la musica come strumento per superare le barriere: “Indispensabile per noi disabili”

Non si fermano le lezioni individuali del cosiddetto “Metodo Four” per rendere davvero la musica accessibile a tutti e il merito è anche dell’Associazione Tempio, che in un immobile inutilizzato sta ristrutturando gli spazi multidisciplinari per continuare a formare giovani artisti e garantirgli un palco sul quale esibirsi. Fra loro c’è anche Alissa Peron, 32enne non vedente con grandissime potenzialità. Ma c’è bisogno di un sostegno anche economico per non fermarsi. “Poter aiutare le persone a potersi proporre in modo artistico -assicura il presidente dell’associazione- è il bello della vita”.
A cura di Beppe Facchini
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Nonostante la pandemia, non si fermano a Modena le lezioni individuali tenute col cosiddetto “Metodo Four”, ideato dalla musicista e insegnante Laura Polato, per rendere davvero la musica accessibile a tutti, mettendo in armonia corpo, emozioni e pensieri. “I nostri allievi sono persone che desiderano studiare musica e che hanno dai 5 agli 85 anni” ricorda proprio Polato, aggiungendo: “Fare arte, fare cultura, è fondamentale, perchè in questo periodo stiamo perdendo una parte dell'essere umano che è nell'anima”. Una parte del progetto, come già raccontato da Fanpage.it poco più di un anno fa, è dedicata alle persone con disabilità, che a Modena si approcciano all'insegnamento della musica al pari di tutti gli altri. E fra le quattro persone adulte del percorso “Four Ability” c'è da qualche tempo anche Alissa Peron, 32enne di Milano, non vedente, che ogni due settimane raggiunge il cuore dell'Emilia per perfezionare la propria voce. “È una cosa che faccio davvero con grande gioia -assicura- e che mi dà la spinta per continuare ad avere un atteggiamento positivo e di fiducia, perchè questa parte emozionale è indispensabile per continuare a camminare in questo periodo assolutamente non semplice”.

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La vera grande novità rispetto all'ultima visita a Laura Polato e ai suoi allievi riguarda però il posto che adesso accoglie le lezioni di Four. Rispetto alla piccola sede visitata a settembre 2019, infatti, oggi la musica per tutti a Modena si fa negli ex spazi dell'Istituto diocesano di musica sacra, di proprietà della curia. Un'area enorme, da tempo inutilizzata e fra l'altro situata in una zona spesso condannata al degrado nella città emiliana, salvata dall'incuria dall'Associazione Tempio presieduta da Angelo Stantimone. In tanti lo definiscono un sognatore e forse non hanno proprio tutti i torti. Arrivati nell'ex istituto cinque anni fa, Santimone e i suoi soci, tramite il progetto “Arti al Tempio”, stanno trasformando la struttura in un grande contenitore multidisciplinare, con l'obiettivo di formare giovani artisti (dalla danza al teatro, passando chiaramente anche per la musica e le arti visive) e soprattutto garantire loro un palco sul quale esibirsi. Com'è avvenuto questa estate, in sicurezza, approfittando di un grande cortile interno adibito a palcoscenico con platea. Il percorso per arrivare a tale risultato è partito in maniera più spedita due anni fa, ma con di mezzo la pandemia e i ripetuti stop a corsi ed eventi in presenza, la strada, fondata quasi esclusivamente solo sull'autofinanziamento e i contributi dei singoli soci, si è fatta più ripida del previsto.

“Angelo è un sognatore, però è realmente in difficoltà” riprende Laura Polato, che con le lezioni individuali dei suoi allievi è fra le pochissime insegnanti che possono continuare le attività da queste parti, in attesa di tempi migliori. “Per questo posto ha bisogno di sostegno economico, detto come va detto. Lui lo dice poco -aggiunge l'insegnante di musica- io lo dico più chiaramente”. In tanti, fra chi anima e vive lo spazio (o almeno, lo viveva prima del nuovo blocco delle attività e dunque del lavoro, per chi è nel Tempio per professione) si stanno comunque rimboccando le maniche per aiutare l'associazione, ma la speranza è che la loro storia, così come tutto ciò che può assicurare il progetto per i giovani artisti, venga maggiormente preso in considerazione della istituzioni. A partire da quelle locali. “Poter aiutare le persone a potersi proporre in modo artistico -conclude allora lo stesso Angelo Santimone- è il bello della vita”.

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