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Modena, ex primario assolto nell’inchiesta camici sporchi: “Il mio è sempre stato pulito”

Parla Maria Grazia Modena, l’ex primario di cardiologia del Policlinico di Modena, assolta dalla Cassazione perché il fatto non sussiste: “Avevo successo e questo dava fastidio agli altri medici. Il mio camice è sempre stato pulito. E ora, dopo 6 anni, voglio tornare in ospedale”.
A cura di I. A.
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Maria Grazia Modena (Facebook).
Maria Grazia Modena (Facebook).

Il suo calvario è durato sei anni, poi la Cassazione l'ha assolta in via definitiva da tutte le accuse che gravavano su di lei nell'ambito dell'inchiesta camici sporchi perché "il fatto non sussiste". Era il 2012 quando scoppiò lo scandalo che portò Maria Grazia Modena, all'epoca primario di cardiologia del Policlinico dell'omonima città emiliana, agli arresti domiciliari. Oltre che a lei, furono emesse misure cautelari per altre 8 persone per presunte sperimentazioni abusive sui pazienti inconsapevoli che l'accusa sosteneva avvenissero nel reparto da lei diretto.

Dopo l'assoluzione dall'ipotesi di falso da parte dei giudici, la dottoressa è tornata a parlare della sua vicenda, rilasciando una lunga intervista al Corriere della Sera in cui ripercorre i momenti difficili degli anni passati, dopo essere stata condannata in primo grado dal tribunale di Modena nel febbraio del 2015 e poi assolta in appello il 2 dicembre dell’anno successivo, e prova a ragionare sul suo futuro. Secondo lei, alla base dei suoi guai ci sarebbe l'invidia dei colleghi. "Avevo 60 anni, ero all’apice del successo, famosa, potente, invidiata, vincente – ha dichiarato -. Dirigevo la cardiologia di Modena, insegnavo all’università, avevo creato gruppi specialistici di prim’ordine e questo dava fastidio. Per strada mi ingiuriavano, ricevevo lettere con carta igienica insanguinate e messaggi sul cellulare irriferibili".

E ribadisce ancora una volta la sua innocenza. "Mi hanno annoverata tra i camici sporchi della sanità modenese – ha evidenziato -, come venne ribattezzata l’inchiesta, e catalogata dai media fra le dame nere della sanità. Il mio camice è pulito, come quello di mio padre Carlo, medico condotto a San Felice sul Tanaro, paesino della bassa modenese, distrutto dal terremoto. Anche la mia casa natale è crollata e uno dei miei fratelli ha vissuto in roulotte". Per il futuro altro non si augura che ritornare in ospedale. "Sono stata riammessa dall’Ordine dei medici e dall’università – ha concluso -. Ho perso i migliori anni della vita di una donna. Esco a testa alta e ne sono orgogliosa".

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