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Modena, cartelle esattoriali sugli zerbini dei negozi

Secondo Confesercenti si tratta di una “tassa ingiusta, ridicola e bizzarra”, paragonabile alla tassa sul macinato di ottocentesca memoria.
A cura di Redazione
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Per alcuni lo zerbino serve ad asciugare o pulire la suola delle scarpe, per altri è utile a far passare un messaggio pubblicitario. L'Ica, la società che riscuote le imposte legate alla pubblicità per conto del Comune di Modena, non ha avuto dubbi: gli zerbini all'ingresso dei negozi, se recanti il nome o il simbolo dell'esercizio stesso, rappresentano una forma pubblicitaria. L'interpretazione è stata resa nota ai negozianti attraverso cartelle esattoriali che intimavano il pagamento di tali pubblicità non dichiarate.

A rendere nota la notizia è stata Confesercenti, che attraverso il suo sito comunica incredulità: "Non volevamo crederci, ma è tutto vero. Altro che 4.0: con questa imposta sullo zerbino, siamo in pieno clima da tassa sul macinato di ottocentesca memoria". Immediata la comunicazione che la stessa confederazione ha fatto a beneficio di "commercianti, artigiani, liberi professionisti che potrebbero essere sanzionati da Ica. Solo perché, inavvertitamente, hanno avuto l’ardire di dotarsi di zerbini col nome dell’attività imprenditoriale senza denunciarli come pubblicità".

La questione apre per Confesercenti ad un altro interrogativo, ossia quali siano le modalità di accertamento di presunte irregolarità da parte di Ica. Intanto, osserva Mauro Salvatori, presidente Confesercenti Area di Modena, "auspichiamo la rapida eliminazione di quella che, a tutti gli effetti, risulta una gabella del 21esimo secolo: ingiusta, ridicola e bizzarra".

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