Misseri in aula: “Così occultai il corpo di Sarah”. Ma parla al plurale
L’ultima volta che Michele Misseri ha avuto la possibilità di parlare in tribunale a Taranto, quando nel corso del processo per l’omicidio della nipote Sarah Scazzi ha risposto alle domande dell’avvocato di sua figlia Sabrina, si è nuovamente attribuito tutte le responsabilità della morte della 15enne di Avetrana. Misseri ha detto di aver fatto tutto da solo, che sua figlia Sabrina e la moglie Cosima, attualmente in carcere perché accusate dell’omicidio, sono estranee ai fatti. E oggi, nel corso della trentaduesima udienza del processo, Misseri torna a parlare per spiegare come avrebbe fatto per nascondere il corpo di Sarah Scazzi (il contadino di Avetrana è accusato in concorso di occultamento di cadavere).
Qualcuno ha aiutato Michele Misseri? – Un racconto durante il quale, però, lo “zio Michele” si è tradito ancora una volta, come tra l’altro aveva già fatto nel corso dell’ultimo interrogatorio. L’uomo ha di nuovo usato dei termini al plurale: “Ho preso i vestiti di Sarah dopo aver gettato il cadavere nel pozzo quando ce ne siamo andati”. Una “gaffe” che potrebbe essere interpretata come se Misseri, che si dichiara l’unico colpevole, fosse stato in realtà aiutato da qualcuno a occultare il corpo della ragazzina. L’udienza di oggi, dopo l’ultima segnata dalle nuove dichiarazioni della psicologa del carcere su Misseri, è incentrata sul controesame del contadino da parte del pm Mariano Buccoliero e del procuratore aggiunto Pietro Argentino.