Mirko Farci ucciso a Tortolì per difendere la mamma: ergastolo confermato all’ex della donna

C’è un importante sviluppo nel caso dell’omicidio di Mirko Farci, avvenuto nel 2021 a Tortolì, in provincia di Nuoro. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Shahid Masih, confermando così la condanna all’ergastolo con sei mesi di isolamento diurno per il carrozziere pakistano. Con questa decisione, la sentenza di secondo grado, pronunciata a maggio dello scorso anno, diventa definitiva.
Nel corso del processo si sono costituiti parte civile la madre di Mirko, Paola Piras, sopravvissuta all’aggressione, il fratello Lorenzo Farci, la nonna Maria Pisu, lo zio paterno Roberto Farci e Stefania Piras, sorella di Paola. Tutti hanno assistito con apprensione all’ultima fase del procedimento, auspicando il riconoscimento della piena responsabilità dell’imputato e la conferma della sentenza già pronunciata nei precedenti gradi di giudizio.
L’omicidio risale all’11 maggio 2021, quando Shahid Masih si introdusse nell’abitazione di Paola Piras e la aggredì brutalmente. Mirko, appena diciannovenne, cercò disperatamente di difendere la madre dall’assalto, ma l’uomo si accanì contro di lui, infliggendogli cinque coltellate mortali. Paola Piras rimase gravemente ferita e lottò tra la vita e la morte per oltre un mese prima di riuscire a riprendersi.
In primo grado, Masih era stato condannato all’ergastolo con quattro mesi di isolamento diurno, poi aumentati a sei in appello. Secondo il procuratore generale, il ricorso presentato dalla difesa non conteneva elementi di diritto validi per essere accolto dalla Cassazione, basandosi piuttosto su una mera rilettura dei fatti già valutati nei precedenti gradi di giudizio.
Le parti civili hanno insistito sulla premeditazione del delitto e sulla particolare crudeltà con cui venne commesso, mentre la difesa, rappresentata dall’avvocato Federico Delitala, ha sollevato obiezioni sulla presunta illogicità della sentenza, contestando in particolare il riconoscimento della premeditazione e la mancata concessione delle attenuanti generiche.
Con la decisione della Cassazione, il verdetto è ora definitivo, chiudendo un capitolo doloroso per la famiglia di Mirko, che ha sempre chiesto giustizia per il giovane, ricordato come un ragazzo generoso e coraggioso, morto nel tentativo di proteggere la persona che amava di più al mondo: sua madre.