Come per la foto di Aylan, il bimbo profugo di 3 anni, morto sulla spiaggia, come per il video della giornalista ungherese che prende a calci i richiedenti asilo, si dirà di questa foto che "ha fatto il giro del mondo". E – mi chiedo, spero – avrà scalfito i cuori di qualcuno, dico, qualcuno tra tra quelli il cui cuore è ancora biblicamente di pietra? La frase canzone di Ivano Fossati presa a prestito per il titolo recita: « Mio fratello che guardi il mondo e il mondo non somiglia a te / mio fratello che guardi il cielo / e il cielo non ti guarda».
E in un sabato italiano torrido, il cinquantesimo giorno di un agosto infinito, di una estate che non vuole andar via che sa ancora di feste in piscina, di giornate a mare, di spensieratezza, di sondaggi e polemiche futili mi chiedo quando, quando questa creatura in foto riuscirà a passare il muro della disumanità della Fortezza Europa. Che impressione, vedere su quegli scudi della polizia turca di Edirne che sbarrano la strada, (anche se la Turchia è lo stato che ha accolto centinaia di migliaia di profughi dalla Siria) la parola ‘Polis' dovremmo associare alla più nobile e antica delle democrazie, quella greca e invece oggi dobbiamo identificare col divieto, l'insensatezza e la violenza contro chi non ha più nulla. Nemmeno una speranza.