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Minore violentata dai rampolli dei clan, non si escludono altre vittime: “Forte pressione sulle famiglie”

Non si esclude la presenza di altre vittime di violenza sessuale da parte dei rampolli dei clan della ‘ndrangheta di Palmi. Secondo quanto reso noto, la ragazzina era stata spinta dai familiari a ritirare l’esposto. I parenti le dicevano: “Certe famiglie non si sfidano”
A cura di Gabriella Mazzeo
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immagine di repertorio
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Voleva denunciare le violenze sessuali subite da alcuni rampolli della criminalità organizzata di Palmi, ma i suoi fratelli le avevano intimato di tacere per evitare ripercussioni sulla famiglia. L'avevano minacciata per farle ritrattare la denuncia, istigandola al suicidio e facendola passare per pazza. "Devi stare zitta – dicevano alla minore vittima di violenza sessuale -. Perché non ti ammazzi? Con le tue dichiarazioni metti in pericolo tutta la famiglia".

La ragazzina è quindi stata vittima due volte: dei rampolli della ‘ndrangheta e dei suoi familiari. Le violenze, ripetute per circa un anno, erano state filmate con i cellulari e diffuse in chat. Un biglietto anonimo lasciato all'ingresso della stazione dei carabinieri aveva fatto partire le indagini, con 20 persone iscritte al registro degli indagati, tra cui molti non maggiorenni. In 4 erano stati arrestati. Tre erano finiti in carcere, imparentati con i boss, e il figlio di un amministratore locale era finito ai domiciliari.

L'accusa per i familiari dell'adolescente è di minacce e intralcio alla giustizia perché "contrari alla scelta di denunciare – si legge nelle carte dell’inchiesta -, hanno costantemente tentato di ostacolarne la collaborazione con gli investigatori, tentando in svariati modi di farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all’autorità giudiziaria".

Il sospetto è ora che esistano altre vittime, costrette a tacere a forza di minacce. In questo caso, però, le intimidazioni sarebbero arrivate alla vittima proprio da quelli che avrebbero dovuto essere i suoi affetti più cari. Alla ragazzina dicevano: "Certe famiglie non si devono sfidare. Non devi parlare con persone estranee di queste cose".

Da qui, anche la scelta di disattivarle la scheda telefonica che usava per parlare con gli investigatori. Volevano, inoltre, che la ragazzina si sottoponesse a una visita psichiatrica, con l'intento di attestarne l'incapacità di intendere e di volere per rendere le sue dichiarazioni alle forze dell'ordine inattendibili. La ragazzina però è andata avanti, supportata dalla madre e da un'altra sorella. 

olevano anche che si sottoponesse a una visita psichiatrica con l’intento di ottenere una certificazione medica che ne attestasse l’incapacità di intendere e volere, rendendo così le sue dichiarazioni inattendibili. Ma lei è andata avanti, supportata dalla madre e da un’altra sorella.

Le vittime accertate delle violenze da parte dei rampolli della ‘ndrangheta sarebbero due, ma la Procura non esclude che ce ne siano altre. La vergogna e la paura di ritorsioni rischiavano di prevalere sulla necessità di giustizia: in questi casi, infatti, gli stupri sarebbero emersi perché i ragazzi coinvolti erano già sotto esame per altre vicende. E le intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, li avrebbero incastrati.

La ragazzina aveva raccontato agli inquirenti che la presenza dei clan era talmente forte che, visto lo "spessore sociale e criminale" delle famiglie degli aggressori, non era sicura di poter reggere ulteriormente alla pressione. Neppure i familiari, secondo lei, avrebbero potuto resistere ancora: aveva infatti avvisato gli inquirenti che in aula avrebbero potuto dire il falso.

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