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Minacce ad arbitra 17enne, il papà: “Mia figlia a scuola nel banco che era di Giulia Cecchettin”

Il papà dell’arbitra di 17 anni minacciata durante la partita di basket di “fare la fine di quella di Vigonovo”: “Ironia della sorte mia figlia siede nello stesso banco, nella stessa aula della stessa scuola, il Tito Livio di Padova, dove era seduta Giulia Cecchettin”.
A cura di Ida Artiaco
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"Devi fare la fine di quella di Vigonovo". L'aveva apostrofata così lo spettatore di una partita di basket che stava arbitrando, non sapendo che la ragazza in questione, 17enne tra le poche donne registrate come arbitro federale della pallacanestro italiana, non solo frequenta la stessa scuola di Giulia Cecchettin, ma siede nel banco che fu della studentessa 22enne uccisa lo scorso 11 novembre dall'ex fidanzato Filippo Turetta.

È quanto ha spiegato il papà della giovane arbitra di 17 anni agli agenti della Digos di Padova. "Ironia della sorte mia figlia siede nello stesso banco, nella stessa aula della stessa scuola, il Tito Livio di Padova, dove era seduta Giulia Cecchettin", ha detto l'uomo, che si presentato in questura per presentare una denuncia per quanto subito dalla figlia minorenne.

Il fatto era avvenuto lo scorso 3 dicembre durante la partita di pallacanestro Under 17 maschile Silver che si disputava tra il Camin e le Cittadella Brenta Gunners, due formazioni del Padovano, durante la quale diversi tifosi della squadra ospite hanno rivolto insulti e offese gravi all'arbitro della partita, una 17enne padovana.

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin

Dopo la querela sporta dal padre della ragazza, è stato identificato un tifoso del Cittadella e genitore di uno dei cestisti della squadra, quel giorno in trasferta, resosi responsabile di urla, ingiurie ed insulti di ogni tipo contro la giovane direttrice di gara.

L'uomo in questione, un 50enne di Camposampiero, in provincia di Padova, che ha minacciato la 17enne con riferimento all'omicidio di Giulia Cecchettin, sarà bandito dalle manifestazioni sportive. Nei suoi confronti è stato emesso un Daspo di cinque anni e non potrà accedere a tutti gli impianti sportivi nazionali, secondo quanto deciso dal questore di Padova, Marco Odorisio, che ha emesso nei suoi confronti il provvedimento.

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