Mimmo Lucano condannato, l’ex sindaco: “Rifarei ogni cosa, ho dato tutto me stesso”
A Riace, il piccolo borgo calabrese che conta meno di 2mila abitanti, ieri il tempo sembrava essersi fermato al 2018, a qualche ora prima di quel drammatico 2 ottobre che mandò in frantumi l'invidiato modello di accoglienza agli immigrati, fortemente voluto dall'allora sindaco Domenico Lucano, per tutti Mimmo, finito agli arresti nell'ambito dell'inchiesta "Xenia" con accuse pesantissime, prima fra tutte: favoreggiamento all'immigrazione clandestina. La piazza con le gradinate dipinte con i colori dell'arcobaleno, simbolo della pace, erano occupate da centinaia di cittadini, esponenti delle associazioni e attivisti giunti da ogni angolo di Italia. Erano tutti lì per lui, ma la chiusura della campagna elettorale, a cui Lucano ha preso parte come candidato a sostegno della coalizione di Luigi De Magistris, c'entra poco. 24 ore prima il tribunale di Locri lo ha condannato in primo grado di giudizio a 13 anni e 2 mesi di carcere. Qualcosa in più di quanto hanno inflitto i colleghi romani ai due carabinieri accusati di aver massacrato Stefano Cucchi, quasi il doppio rispetto alla richiesta del Pm, la pubblica accusa, che aveva chiesto invece una pena di "soli" 7 anni e 11 mesi. Una condanna, quella di Lucano, che è sembrata abnorme rispetto ai fatto contestata. Secondo la Cassazione, chiamata in causa poco dopo l'operazione Xenia, a fronte di qualche evidente scorrettezza, l'indagine sarebbe costellata di "congetture" e priva di prove schiaccianti nei confronti del principale imputato. La sentenza ha quindi sollevato un nuovo vespaio di polemiche, riportando l'attenzione mediatica in quell'angolo del profondo sud, proprio come ai vecchi tempi.
Mimmo Lucano: "Rifarei tutto"
L'evento politico, che ha chiuso una campagna elettorale lunga e velenosa, si trasforma per Lucano nell'occasione di rispondere alle domande della stampa. Nemmeno il pesantissimo verdetto sembra aver scalfito l'orgoglio per il "modello Riace" che, al netto delle indagini, ha reso comunque il piccolo borgo un posto dove gli immigrati hanno ritrovato dignità e speranza. "Rifarei tutto – ha detto l'ex sindaco -, in quegli anni ho dato tutto me stesso, trascurando tutto il resto. Nessuno può pensare di far finire tutto. Qui l'accoglienza non si è mai fermata".
I "mandanti" di Lucano
Quando parla della sua esperienza come sindaco di Riace e dell'accoglienza ai migranti, Lucano nomina Peppe Valarioti, Peppino Impastato e Rocco Gatto, illustri vittime di mafia, facendo scattare l'applauso dei presenti. Li indica come unici suoi "mandanti", perché – dice – "volevamo dare un messaggio di speranza".
La nuova avventura politica
I riacesi lo hanno eletto sindaco per tre volte, ma l'operazione "Xenia" è stato un colpo durissimo. Quando si ripresenta nel 2019, aspirando a uno scranno da consigliere comunale, la sua lista si piazzerà terza e lui personalmente prenderà non più di una manciata di preferenze. La cittadina eleggerà invece Antonio Trifoli, di fede leghista, e per Lucano sarà un doppio pugno allo stomaco. Passano i giorni, i mesi, e Lucano nell'estate 2021 si rimette in gioco. Si ripresenta agli elettori da aspirante consigliere regionale al fianco di Luigi De Magistris, che ieri ha deciso di portare solidarietà e sostegno al suo candidato. "Siamo orgogliosi – ha detto l'ex magistrato – di avere in squadra Mimmo Lucano, un uomo giusto, l'antitesi del crimine". E sulla sentenza afferma: "Non ho mai visto una condanna raddoppiare rispetto alla richiesta del pubblico ministero, almeno non in processi di questo tipo. Alla fine Lucano sarà assolto e dovranno chiedergli anche scusa".
Ma Lucano non potrà diventare consigliere regionale
Attorno a Lucano in queste ore si fa squadra e la pesante sentenza sembra avergli regalato nuova popolarità, che certamente gli porterà qualche piccolo vantaggio alle urne. Molti internauti, infatti, dichiarano apertamente di votare Lucano in forma di protesta contro il pesante verdetto. Ma servirà a poco. Per effetto delle Legge Severino, la condanna inflitta dai magistrati di Locri gli impedirà di assumere la carica di consigliere comunale anche nel caso in cui venisse eletto. "A questo – dice il diretto interessato – per ora non ci penso, è un problema che non mi sto ponendo". Poi, dopo le lacrime di commozione, l'ex sindaco calabrese si gode l'abbraccio dei "suoi" ragazzi, venuti in piazza per sostenerlo, uomini e donne scappati da fame e guerre, che qui grazie al controverso "modello Riace" hanno messo radici trovando rifugio e lavoro. E con loro al fianco, Lucano torna a sorridere e promette che, in un modo o nell'altro, continuerà a combattere per la sua terra.