Morte Manuel Di Palo a Genova, droga e gelosia per una donna di 53 anni dietro l’omicidio
Ci sarebbe stata una lite per motivi di droga, collegata a sua volta alla gelosia per una donna di 53 anni, alla base dell'omicidio di Manuel Di Palo, 37enne ex dirigente della sezione ligure del movimento neofascista CasaPound, morto ieri a Genova, nel quartiere del Carmine, dopo essere stato colpito con una pistola da Filippo Giribaldi, un "camallo", ovvero un portuale della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie del capoluogo ligure (Culmv), 42 anni ed anima del movimento no vax.
"Ero geloso, frequentavo una donna e da qualche settimana Di Palo aveva iniziato a vederla", avrebbe detto Giribaldi alla sostituta procuratrice Eugenia Menichetti, come riporta oggi Il Secolo XIX, aggiungendo: "Lei lo vedeva in cambio della droga".
Il delitto si sarebbe consumato al culmine di una furiosa lite. Dopo aver sparato a Di Palo, Garibaldi è corso nella monumentale basilica della Santissima Annunziata del Vastato. "Ho sparato a un uomo, ho sparato a un uomo, chiamate la polizia", ha confessato poi al custode. Poco prima di rifugiarsi in chiesa, ha gettato la pistola sotto un’auto, a pochi metri dal luogo dell'omicidio.
Giribaldi avrebbe accusato la vittima di vendere la droga o comunque portarla alla donna di 53 anni al centro della contesa tra i due, e di essere anche il suo amante. Le differenze politiche fra i due, a ieri sera, non erano state ancora identificate come parte del movente, ma le indagini della squadra mobile continuano anche su questo fronte.
"Gridavano, ho sentito uno che diceva “ti do 20 euro”, parlavano di soldi, poi sono scappati giù", ha detto una residente di salita di San Bartolomeo del Carmine, zona dove vive la 53enne. È qui che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Giribaldi ha esploso un primo colpo contro Di Palo, andato a vuoto. Quest'ultimo ha cominciato a fuggire e a nascondersi ma al termine di un inseguimento è stato colpito mortalmente al petto. Quando i soccorsi sono arrivati sul posto è troppo tardi.
Su quanto successo a Genova è intervenuta anche CasaPound: "Manuel non era militante di CasaPound ormai da diversi anni. Troviamo semplicemente vergognoso e deplorevole che media e politici sfruttino un evento tragico come la morte di un ragazzo per speculare su quanto avvenuto. Oltre tutto, tentando anche di agitare ipotesi di droga e spaccio, colpendo un'intera comunità, già umanamente toccata da quanto accaduto. Diffidiamo chiunque dall'accostare CasaPound alla vicenda e agiremo di conseguenza in caso contrario, per tutelare la comunità".