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Migranti rifiutano albergo per motivi religiosi: non volevano convivere con donne

Bagarre con la polizia di alcuni profughi africani provenienti da Trapani e destinati ad essere ospitati in un hotel in provincia di Livorno. Gli immigrati sono stati poi spostati in alcuni mini-appartamenti nelle vicinanze.
A cura di B. C.
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 “Qui non ci restiamo, la nostra religione e le nostre tradizioni non ce lo permettono”. E’ accaduto a Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, dove sono arrivati alcuni profughi che soggiornavano già in Sicilia, trasferiti in Toscana nell’ambito del piano di distribuzione tra le varie Regioni d’Italia. I migranti hanno poi chiesto e ottenuto essere sistemati in mini-appartamenti di quelli solitamente usati per le vacanze estive. Protagonisti tredici africani, arrivati in pullman da Trapani (dove vivevano da 18 mesi)  alla Toscana. I migranti, di età fra i 20 e i 25 anni e provenienti da Gambia, Ghana, Zimbabwe e Kenya, hanno detto alle autorità (prefettura di Livorno, polizia di Piombino e carabinieri: le fonti della notizia) di non gradire la sistemazione, come confermato dal commissario di polizia di Piombino, Walter Delfino.

In realtà le notizie sulla vicenda inizialmente erano un po’ confuse l’agenzia Ansa parla di “motivi etnico-religiosi”, perché nell’hotel 5 Lecci di Campiglia erano già presenti una trentina di migranti, fra i quali donne sposate e single, con le quali il gruppo di uomini non possono convivere perché per Islam è blasfemo stare sotto lo stesso tetto con delle donne che non sono tua moglie. Altri motivi della protesta menzionati dall’Ansa sarebbero “un peggioramento della logistica, in particolare per non aver uno spazio dove cucinare autonomamente, cosa che erano abituati a fare in Sicilia; il dover alloggiare in camerette d’albergo e non in spazi più ampi come erano abituati nel precedente soggiorno in Italia”.

Il Tirreno dice che alcuni migranti  “hanno lamentato la mancanza di alcuni servizi in hotel, fra i quali il wifi e la tv. Un altro problema è l’isolamento del posto, lontano dal centro abitato”. Notizia che poi il commissario Delfino ha smentito in un’intervista a Repubblica: “Assolutamente no – dice Delfino – le lamentele erano legate solo a motivi di convivenza. Ai Cinque Lecci avrebbero dovuto pranzare e cenare nella sala dell’hotel insieme a donne sposate e donne sole. E per alcuni musulmani la promiscuità è blasfema”. E’ sempre il Tirreno a scriver però che probabilmente i motivi del rifiuto siano da attribuire al fatto che i migranti avevano già trovato un lavoro: “Molti di loro avevano iniziato ad inserirsi, avevano anche trovato qualche lavoretto. Hanno qualche soldo in tasca, qualcuno ha anche il telefonino. Sono stati trasferiti perché la struttura che li ospitava deve essere liberata per i nuovi arrivi, ormai quasi quotidiani. I profughi, quindi, si sono trovati a dover ripartire da capo e per questo si sono arrabbiati rifiutandosi di entrare in albergo. L’hotel 5 Lecci, peraltro, già ospita un gruppo di migranti da giorni, che non ha dato alcun problema”.

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