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Migranti: migliaia di profughi bloccati sotto pioggia e freddo nei Balcani

Braccio di ferro tra Serbia, Croazia e Slovenia per l’afflusso dei migranti che sono così bloccati da giorni all’aperto tra freddo e pioggia.
A cura di Antonio Palma
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Si fa sempre più difficile la situazione dei migranti spesso in fuga da guerre e fame che tentano di arrivare i Europa attraverso le frontiere orientali. Dopo la decisione di chiudere le frontiere da parte dell'Ungheria, che ha eretto barriere sia ai confini con la Serbia sia con la Croazia, nell'area dei balcani infatti la situazione sta diventando sempre più insostenibile con migliaia di migranti bloccati in un limbo senza possibilità di muoversi. Da giorni infatti i profughi cercano una via per arrivare in Europa ma sono costretti ad aspettare le temporanee riaperture dei valichi. La situazione è ancora più difficile a causa della fine della bella stagione che ha portato pioggia e freddo aumentando le difficoltà. In particolare tra Slovenia, Croazia e Serbia si è aperto un lungo braccio di ferro sui numeri dell’accoglienza che di fatto si è trasformato in un blocco delle frontiere.

Nei giorni scorsi migliaia di persone si erano trovate bloccate nel villaggio serbo di Berkasovo al confine con la Croazia. Dopo che la Serbia aveva lanciato l’allarme per la situazione grave e insostenibile di molti migranti e profughi al freddo sotto la pioggia, la Croazia era stata costretta ad aprire le frontiere, ma aveva ricevuto le proteste della Slovenia che dice di non poter gestire un così massiccio afflusso di persone. Dal suo Canto Zagabria ha spiegato di aver chiuso la frontiera con Belgrado proprio a causa del forte rallentamento nelle operazioni di accoglienza da parte di Austria e Slovenia che di fatto si traduce in una permanenza dei profughi sul proprio territorio. La Croazia aveva chiesto al vicino di accettare 5mila migranti al giorno ma la Slovenia ha detto di no dicendosi pronta ad accoglierne la metà e solo se viene garantito che si tratta solo di transiti. Al confine tra i due Paesi dunque si è creata una situazione di stallo con gli sloveni che permettono l'ingresso solo a piccoli gruppi e i croati che impediscono ai profughi di tornare indietro.

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