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Migranti con neonati abbandonati a piedi sulle Alpi, al freddo e senz’acqua: arrestati 4 trafficanti

Quattro trafficanti sono stati arrestati questa notte tra Francia e Germania, nell’operazione “Parepidemos” condotta dai Carabinieri di Reggio Calabria. Per 1.500 euro trasportavano i migranti dalla Calabria fino in Francia e Germania. Il colonnello Galasso a Fanpage.it: “Trattamento inumano e degradante”.
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Dieci, dodici persone stipate nel retro di un furgone Mercedes con targa francese. Nella parte posteriore del mezzo, un minuscolo vano dove queste dovevano nascondersi: gli uomini sdraiati nel bagagliaio del veicolo, coperti da una trave, le donne e i bambini rintanati in cuccette improvvisate. Uomini, donne e bambini, già stremati dalla traversata via mare, costretti a viaggiare per ore e ore in condizioni inumane.

E, una volta giunti nei pressi del confine con la Francia, le strade di autista e “passeggeri” si separavano temporaneamente: il primo avrebbe attraversato con il furgone ormai vuoto il il traforo del Frejus, mentre i secondi avrebbero dovuto oltrepassare il confine a piedi, sulle Alpi spesso innevate, senza cibo né acqua.

“Le condizioni di questi viaggi erano assolutamente degradanti e inumane”, sottolinea a Fanpage.it il colonnello Massimiliano Galasso.

Colonnello Massimiliano Galasso, Comandante Reparto Operativo Carabinieri di Reggio Calabria.
Colonnello Massimiliano Galasso, Comandante Reparto Operativo Carabinieri di Reggio Calabria.

Galasso, Comandante Reparto Operativo Carabinieri di Reggio Calabria, attualmente si trova all’Europol (L’Aja), dove ha coordinato l’operazione che nelle prime ore di oggi, martedì 6 giugno, ha portato all’arresto di quattro persone, con l’accusa di favoreggiamento pluriaggravato dell'immigrazione clandestina e di esercizio abusivo dell'intermediazione finanziaria.

Si tratta di Mohammad Younos Yawar, 43 anni, Mohammad Salim Ghafouri, 53, Narbhai Ahmadi, 33, e Mohammad Javid Attae, 42, tutti di nazionalità afghana.

Gli interventi odierni sono il frutto di oltre due anni di indagini, all’interno di una vasta operazione denominata “Parepidemos”. “Il nome lo abbiamo preso dal Vecchio Testamento, indica un viandante che dimora in terra straniera e cammina in un posto che non è la sua patria”, spiega ancora a Fanpage.it il colonnello Galasso.

L’indagine, infatti, si è concentrata sul traffico di esseri umani che, una volta sbarcati sulle coste reggine, venivano trasportati fino ai paesi del nord Europa, in particolare la Germania.

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L’operazione è stata coordinata dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria ed è stata supportata per la parte internazionale da Eurojust ed Europol, e dalle forze di polizia nazionale in Francia e Germania.

Tre dei trafficanti sono stati fermati in Francia, a La Rochelle e a Marsiglia, mentre il quarto si trovava ad Hanau, in Germania.

“L’indagine è cominciata nel 2020 – il colonnello Galasso ne ripercorre le tappe – quando, durante il Covid19, c’è stato un notevole aumento degli arrivi via mare a Roccella Jonica (Reggio Calabria)”.

Le ricerche si sono soffermate sugli sbarchi autonomi, i cosiddetti “sbarchi fantasma”, ossia quelli che non prevedono un intervento di soccorso in mare: i migranti, una volta raggiunta autonomamente terra, venivano portati in un centro di contenimento sanitario dove avrebbero passato il periodo di quarantena. L’attenzione dei carabinieri è stata catturata dai numeri di queste strutture: molte persone – pur libere e non in stato di detenzione – scappavano.

Dove, come, con l’aiuto di chi, visto che erano appena arrivati in Italia, senza conoscenze o parenti vicino: da queste domande senza risposta è scattata l’indagine.

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Tramite appostamenti e segnalazioni, i carabinieri di Reggio Calabria sono riusciti a identificare un furgone Mercedes con targa francese che, sottraendosi ai controlli di routine, aveva fatto salire 10-12 migranti afghani dal centro per poi partire verso Nord.

Il mezzo aveva poi attraversato tutta la penisola, facendo tappa in Abruzzo, Lombardia e Liguria, fino al confine con la Francia. Giunto alle Alpi, il furgone aveva compiuto due ulteriori fermate, probabilmente per far scendere i migranti – che avevano viaggiato per tutti questi chilometri in condizioni massacranti – in una zona di montagna, punto di partenza per il loro percorso a piedi per superare il confine.

Sono drammatiche le intercettazioni riportate dal gip di Reggio Calabria Vincenzo Quaranta, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei quattro trafficanti, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Giuseppe Lombardo e della sostituta della Direzione distrettuale antimafia Sara Amerio.

Strazianti le chiamate dei migranti lasciati tra le montagne, spesso con neonati, senza cibo né acqua, al freddo e senza un adeguato equipaggiamento, che pregano Mohammad Younos Yawar – uno degli arrestati – di tornare indietro a prenderli, poiché sono stremati, persi e hanno paura.

“Senti fratello – la risposta agli atti – cosi mi fai arrabbiare perché io ho già speso i soldi (ho fatto la benzina), prima tu mandi 1.300 euro nel conto del mio cugino adesso… io voglio solo i miei soldi”.

Intercettazioni come questa hanno permesso al gip Quaranta di definire i quattro arrestati per traffico di esseri umani degli “spregiudicati delinquenti, criminali, che per danaro mettono a rischio vite umane, incuranti anche della presenza di minori e talora di neonati”.

E inoltre, per le condizioni tremende nelle quali avveniva il trasporto da Roccella Jonica al confine, alla cellula è stata contestata anche l’aggravante di aver riservato ai migranti un trattamento inumano e degradante.

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“Si tratta di un sistema organizzato transnazionale che gestisce l’arrivo illegale dei migranti in diversi Paesi europei – spiega ancora il colonnello dei carabinieri di Reggio Calabria – L’organizzazione è ben più ampia: coinvolge Afghanistan, Turchia, Italia e Paesi del nord Europa. Come si potrà immaginare non è facile agire sulle prime tappe in Medio Oriente, manca inevitabilmente la collaborazione, ma il nostro intervento ha contribuito a sgominare parte di questa rete di trafficanti di esseri umani in Europa”.

L’indagine ha fatto emergere il funzionamento alla base di questo trasporto di esseri umani: ogni migrante deve pagare 1.500 euro, costo del viaggio dal centro iniziale di accoglienza alla destinazione europea. Queste cifre vengono trasferite con il sistema “hawala”, un metodo che in Europa non è considerato legale mentre viene talvolta ancora usato in alcune aree dell’Asia e del Medio Oriente, che si basa su brokeraggio informale, sull’onore di un’ampia rete di mediatori e quindi su relazioni non contrattuali.

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“Si tratta di un ottimo risultato investigativo – spiega a Fanpage.it Galasso – essere riusciti a dimostrare l’utilizzo del sistema di pagamento ‘hawala' per i traffici di esseri umani è un passo estremamente importante per le future indagini. Abbiamo capito il metodo e ora dobbiamo replicarlo, per tentare di debellare il più possibile questo crimine. Questo sistema viene utilizzato in via privilegiata in questi casi, perché non lascia alcun tipo di traccia finanziaria, basandosi sull’oralità e su contatti fiduciari”.

Da queste peculiari caratteristiche deriva l’ulteriore accusa di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria.

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Ovviamente, come ricordato dalle stesse parole del gip nell’ordinanza, si è ancora ben lontani dallo sgominare organizzazioni di più ampio respiro che favoriscono l’arrivo illegale dei migranti attraverso il Mediterraneo, in tremende condizioni e mettendo continuamente in pericolo le loro vite, e poi a cavallo dei confini europei.

Però, l’azione conclusa oggi con l’arresto dei quattro trafficanti rappresenta un importante tassello verso questa ben più vasta ricerca. “Alla fine il nostro unico dovere è semplice – conclude il coordinatore dell’operazione “Parepidemos” – ed è garantire l’accoglienza dei migranti e condizioni di vita umane e dignitose”.

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