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Migranti, barcone si capovolge. Salvati in 500. Il comandante: “Lacrime e gioia a bordo”

L’ammiraglio Vitiello a bordo della nave Bergamini che ieri ha contribuito al salvataggio di centinaia di profughi nel canale di Sicilia: “Sapeste che bello vedere questi giovanotti africani fare V con le dita in segno di vittoria gridando: libertà!”.
A cura di B. C.
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Il Corriere della Sera ha intervistato l’ammiraglio Salvatore Vitiello che ieri mattina ha coordinato tutte le operazioni di salvataggio, dopo che un barcone di oltre cinquecento migranti si è rovesciato al largo della Libia. Nella zona sono intervenute la nave Bettica e la nave Bergamini della Marina Militare. A bordo di quest’ultima c’era Vitiello“Quando è scattato l’allarme, alle 8.30, abbiamo lanciato la nostra nave di 6 mila tonnellate a una velocità di 25 nodi verso il luogo del naufragio, ma vi rendete conto? Una cosa esagerata, un mezzo miracolo…” dice l’ammiraglio, che racconta i momenti subito dopo il salvataggio: “Sapeste che bello però — ed ecco anche la commozione nella sua voce — vedere tutti quei giovanotti dell’Africa subsahariana, ghanesi, ciadiani, nigeriani, somali, che una volta a bordo piangevano di felicità e abbracciavano i nostri marinai facendo V con le dita in segno di vittoria e gridando freedom, freedom. Libertà…”.

Vitiello è il comandante di ‘Mare Sicuro’, la missione nata nel 2015 per proteggere gli interessi italiani (sulle piattaforme e sui pescherecci) dalle insidie libiche. “Si finisce spesso però col fare un altro lavoro — dice — perché il nostro primo comandamento è che in mare non si lascia mai nessuno da solo. E allora, quando c’è un sos, scatta sempre il primo grado d’approntamento: tutti all’opera, dall’ammiraglio all’ultimo uomo”. Così è stato anche ieri:  5 cadaveri e 562 migranti strappati vivi al mare. Ormai l’ammiraglio da 105 giorni non vede la terraferma. E quest’estate, purtroppo per lui, non si prevedono pause: “Ma noi siamo pronti — conclude —. Il mare è la nostra vita”.

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