Migrante ucciso, l’autopsia: un solo pugno al viso e frattura al cranio
Un pugno tra la mandibola e il labbro inferiore, neanche così forte tanto che la dentatura è stata lasciata intatta, e una frattura al cranio provocata probabilmente da una caduta a terra: sono gli elementi più importanti emersi dall’autopsia eseguita sul corpo di Emmanuel Chibi Namdi, il 36 nigeriano sfuggito dalle violenze di Boko Haram e morto a Fermo dopo essere stato colpito dall’ultras Amedeo Mancini, di 39 anni. Particolari che potrebbero sostenere la strategia difensiva dell’italiano. L’avvocato di Mancini ha parlato di legittima difesa, di fronte alla rabbia del migrante, dovuta agli insulti razzisti (“scimmia africana”) che l’uomo e probabilmente un suo amico avevano indirizzato alla moglie. La Procura di Fermo procede invece per omicidio preterintenzionale con l’aggravante razzista nei confronti del 39enne, attualmente rinchiuso nel carcere di Marino del Tronto.
Mancini, da alcuni ritenuto vicino agli ambienti della destra estrema (particolare che il suo legale però nega( è stato sottoposto ad accertamento irripetibile su alcuni ematomi presenti sul costato e su un braccio, a dimostrazione, secondo la difesa, che sarebbe stato lui ad essere aggredito da Emmanuel. E sempre stando all'accusa, Mancini, che nell'ordinanza viene definito un "soggetto altamente pericoloso per effetto della sua natura violenta e aggressiva", avrebbe assestato il pugno mortale al 36enne quando, terminata lo scontro fisico, il migrante e la sua compagna si stavano già allontanando. D’altra parte l'autopsia ha rilevato che il corpo della vittima è quasi totalmente integro, se non si considera un'abrasione al polso, un ematoma a un polpaccio e segni di unghiate. I funerali potrebbero essere celebrati domenica, una volta che il corpo sarà restituito alla famiglia.