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Michela Murgia: “Io e Claudia coppia omogenitoriale, condividiamo un figlio: non ci nascondiamo più”

Michela Murgia racconta per la prima volta del figlio Raphael e della omogenitorialità con Claudia: “Siamo l’unica coppia omogenitoriale, perché da dodici anni condividiamo un figlio – si legge nel lungo post Instagram condiviso dalla scrittrice – ci siamo nascoste per anni, madri in casa, amiche fuori. Poi un anno e mezzo fa mi sono ammalata ed è cambiato tutto”.
A cura di Chiara Ammendola
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Michela Murgia
Michela Murgia

Michela Murgia prosegue il racconto della sua famiglia queer, e lo fa rivelando e, come dice lei stessa, parlando per la prima volta di omogenitorialità. Con Claudia, amica architetta, rivela infatti di condividere da circa 12 anni, un figlio, Raphael.

“Nella nostra famiglia queer, io e Claudia siamo l’unica coppia omogenitoriale, perché da dodici anni condividiamo un figlio, Raphael – si legge nel lungo post Instagram condiviso dalla scrittrice – ci siamo nascoste per anni, madri in casa, amiche fuori, per far stare tranquillo il mondo. Poi un anno e mezzo fa mi sono ammalata ed è cambiato tutto”.

Murgia racconta che tutto è successo la sera in cui ha conosciuto Claudia e Raphael: in un gioco di sguardi e amore, le due donne si sono scelte, e così hanno deciso di crescere insieme quel figlio. “La decisione presa in quello scambio di sguardi non l’ho mai rimpianta – spiega – nei successivi dodici anni io ho divorziato, lei si è sposata, abbiamo vissuto tante cose insieme, ma una cosa non è mai cambiata: siamo rimaste le madri di Raphael”.

Per anni le due hanno vissuto come madri in casa e come amiche all'esterno, spesso per sfuggire ai giudizi: “La parte facile l’ha fatta Raphael – prosegue Murgia – che ha un’intelligenza emotiva che noi neanche dopo una vita di analisi. La parte difficile l’hanno fatta gli altri. Parentado biologico diffidente, quando non ostile. Compagni giudicanti. Conoscenti morbosi. Mille spiegazioni. Silenzi di protezione”.

Michela Murgia nel video che la riprende mentre le rasano i capelli
Michela Murgia nel video che la riprende mentre le rasano i capelli

Da qui la necessità di raccontare, per fare in modo che alle famiglie non tradizionali vengano concessi gli stessi diritti di quelle riconosciute dallo Stato, perché negli anni sono stati tanti i timori vissuti da coppia omogenitoriale: “La paura che a una dogana – spiega la scrittrice – qualcuno ti chieda perché viaggi all’estero con un minorenne che non è tuo figlio. La certezza che non puoi andarlo a prendere a scuola, perché non sei nessuno. La preoccupazione che a lei succeda qualcosa e tu non possa dire: ci sono anche io”.

Solo ieri in un secondo post Instagram, ha voluto chiarire, rispondendo alle tante domande riguardanti la sessualità e come viene vissuta all'interno della sua famiglia, e smontare i pregiudizi. “Perché sessualizziamo così tanto le famiglie non tradizionali e romanticizziamo quelle binarie? – ha scritto – perché legittimare un solo modello implica proprio questo: indurci a pensare che le cose in quella cornice avvengano in modo ‘normale' e che tutte le altre situazioni siano luoghi senza regole, dove si praticano stravizi sessuali in una specie di orgia permanente e instabile”.

Michela Murgia e il figlio Raphael (Instagram)
Michela Murgia e il figlio Raphael (Instagram)

Un tema, quello della famiglia queer, che ha deciso di raccontare insieme alla sua malattia, un cancro al quarto stadio, che ha annunciato solo qualche giorno fa in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera e che l'ha fatta finire in un vortice di emozioni ma che soprattutto ha dato il via a "una surreale celebrazione funebre in vita"

“Mi è successa una cosa buffa – ha spiegato in un pezzo pubblicato su La Stampa –sono diventata il gatto di Schrödinger, quello contemporaneamente vivo e morto. Annunciare una malattia e il suo decorso di ormai un anno e mezzo ha fatto scattare una surreale celebrazione funebre in vita a cui onestamente non mi sento ancora di partecipare con lo slancio ammirevole che ho notato in alcuni commentatori”.

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