Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore:
"Mi chiamo Claudio, abito a Bologna e sono il figlio di una signora di 76 anni alla quale due anni fa è stata diagnosticata la sindrome di Alzheimer. Da qui è iniziato il suo calvario fatto di medicine, test, visite ed esami e la mia sofferenza nel dover comprendere, supportare e assistere il genitore senza alcuna speranza di portare un aiuto concreto alla qualità della sua vita quotidiana. La frustrazione in aggiunta ad uno stile di vita frenetico dovuto al lavoro e alla gestione familiare mi hanno portato a dover assumere all’età di 54 anni antidepressivo e ansiolitico per riuscire a sopravvivere alla girandola di emozioni, sentimenti e preoccupazioni sempre più numerose e veementi.
Dopo un serio infortunio domestico subito dalla mamma nel febbraio di quest’anno, sono arrivato alla decisione di supportarla e farla aiutare. Dopo diverse ricerche ho conosciuto una ragazza georgiana giunta
in Italia da diversi anni con un permesso di soggiorno per motivi politici, in quanto il suo paese è stato oggetto di una guerra ad opera di separatisti russi, i cui bombardamenti le hanno provocato la perdita della
casa. Negli anni successivi, insieme a suo marito e la suocera, ha deciso di emigrare in Ucraina per migliorare la condizione di vita, trovare un lavoro che le potesse dare dignità e sostentamento in una fase terribile della sua esistenza. La discriminazione etnica nei suoi confronti si è concretizzata tramite lavori in nero sottopagati (150 euro al mese) e con orari lavorativi pari a 12 ore al giorno. Con un tale stipendio in quel paese riusciva a malapena a sopravvivere.
Successivamente, dopo essersi separata dal marito, ha preso la decisione di arrivare in Italia per riuscire a sopravvivere e ha trovato nel 2013 un impiego come badante non regolarmente retribuito. A maggio scorso ho regolarizzato con contratto di 40 ore settimanali la sua attività di assistenza, notando fin dall’inizio un comportamento molto affettuoso, dolce e sensibile con mia mamma. La badante per il suo carattere laborioso, serio e concreto con tratti teneri e gentili ha generato fiducia e attaccamento a tal punto che la mamma l’ha definita una persona unica nel suo genere, quasi fosse una sorella. La mia fiducia ha portato a farle gestire piccole somme di danaro oltre a carte POS per fare la spesa.
Insomma è una persona sempre sorridente e allegra, con la quale la mamma attualmente convive e divide momenti di impegno mentale con esercizi e giochi, ma anche di collaborazione in piccole attività domestiche.
In questo ultimo periodo all’assistente, con mio grande stupore e rammarico, non le è stato rinnovato il permesso di soggiorno ed ha ricevuto il foglio di allontanamento dall’Italia. Per questo motivo abbiamo pensato di ricorrere all’aiuto di un avvocato per effettuare il ricorso. Come è possibile rimpatriare una persona che ha perso gli affetti e la casa, ha un regolare contratto di lavoro, si comporta in modo civile e responsabile, paga le tasse come tutti noi?
Chiedo di poter fare uno sforzo e provare un po' di empatia, calandosi nel ruolo di un figlio impotente e addolorato nell’assistere la propria mamma che si spegne, giorno dopo giorno come una candela e che dopo vari tentativi, trova finalmente una persona che l’aiuta e con la quale è finalmente felice, gioiosa, allegra e “spensierata”. L’amore è meglio di una medicina, riempie il cuore, lenisce il dolore della perdita materna che mi ha donato la vita. Ebbene ora mi sento doppiamente impotente perché non posso ripagare mia mamma, per la vita e l’amore con il quale mi ha fatto crescere.
Questa badante mi ha insegnato con il suo sorriso e la sua voglia di vivere cos’è la felicità che nasce dalla gioia e dal ringraziamento delle piccole cose, come avere da mangiare e un letto in cui dormire, una famiglia che le vuole bene, valori culturali che per me sono dati per scontato. Inoltre mi ha donato quella serenità che tramite la sua tenerezza e socievolezza gestisce la convivenza quotidiana con la mamma. Quindi non riesco a capacitarmi come una persona onesta, solidale, laboriosa come lei, non possa restare nel nostro paese, soprattutto se operosa e attiva nel mondo del lavoro. Infine chiedo un aiuto, perché si possano rivedere le leggi e consentire l’apertura di una sanatoria, affinché gli stranieri che lavorano, pagano le tasse nel nostro paese e si comportano civilmente abbiano regolare ospitalità con i loro diritti e doveri, senza alcun pregiudizio".
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