“Mi ha chiesto: ‘Hai un nuovo ragazzo?’”, poi le coltellate: parla Martina Voce, aggredita dall’ex a Oslo
"Sono caduta nel mio sangue e ho pensato ‘Adesso muoio'. Lui sorrideva". Martina Voce, la 21enne fiorentina aggredita dall'ex fidanzato Kumar Mohit a Oslo, ricorda tutto di quel drammatico venerdì 20 dicembre, quando l'uomo con cui aveva avuto una relazione nei due anni precedenti si è presentato nel negozio di alimentari dove la ragazza lavora nelle pause dallo studio e l'ha accoltellata facendole rischiare la vita.
La giovane ora sta meglio e ha raccontato a Fanpage.it quel giorno.
Martina, che cosa ricordi di quel giorno?
Era un venerdì tranquillo, ero fuori dal negozio in cui lavoro, a Oslo, e stavo buttando via delle cose. A un certo punto mi sono girata perché ho sentito un ‘Hey Marty'. Era Kumar [Mohit, ndr], il mio ex fidanzato. Quella mattina aveva i capelli pettinati bene, la barba fatta, un completo.
Che cosa voleva?
Mi ha chiesto se avevo un nuovo ragazzo, io gli ho detto che non erano affari suoi e che se aveva bisogno di comprare qualcosa il negozio era lì, sennò poteva uscire.
Come ha reagito?
Mi ha detto che in effetti aveva bisogno di comprare qualcosa e mi ha seguita mentre rientravo e mi dirigevo verso la mia manager, perché avevamo già il timore che si potesse presentare in negozio, visto che negli ultimi mesi, da quando l'avevo lasciato, non faceva che stalkerarmi.
Quando ti sei accorta che voleva aggredirti?
Una volta nel negozio, lui mi ha accoltellata sulla natica destra, ma da dietro, io ero di spalle e all’inizio non sentivo il dolore, pensavo mi avesse forse tirato un cazzotto, poi però è arrivata un’altra coltellata, stavolta sul collo. A quel punto la gente intorno ha iniziato a urlare e Kumar ad accoltellarmi ovunque, mentre io cercavo di proteggermi con le braccia. Mi ha tagliato il tendine, diverse dita, i nervi, poi per cercare di scappare mi sono girata e lui mi ha aperto tutto l’orecchio sinistro e ho avuto conseguenze anche in bocca".
Eri cosciente in quel momento?
Sì, lo sono sempre stata. Kumar mi sorrideva, l'ha fatto durante tutta l'aggressione. A un certo punto sono caduta nel mio sangue e lui ha provato di nuovo ad accoltellarmi mentre ero per terra, il mio attuale ragazzo, anche lui presente in negozio, e la mia manager sono riusciti a tirargli un paio di pugnalate e a fermarlo e in quel momento lui Kumar è svenuto. Io ero per terra e strisciavo, pensando “Adesso muoio”. Ricordo di aver visto il mio ragazzo che urlava “No, no, no!”, mi ha aperto la maglietta e mi ha detto ‘Sta andando tutto bene', mentre premeva le mani sulla ferita che avevo al collo per fermare il sangue. Poco dopo sono arrivati i paramedici.
Che cosa pensi oggi?
Che è un codardo, mi ha presa da dietro nell’unico momento in cui non lo guardavo, in un negozio pieno di coltelli, nell’unico momento in cui non avevo in mano un coltello. Tra l'altro armato di un coltello da militare. La prima cosa che ha detto quando si è svegliato dal coma è che si sentiva in colpa e che si scusava. Le uniche cose che vorrei dirgli è che non ha possibilità di redimersi, lui è un uomo, non è un mostro, è un uomo che pensa di poter mettere le mani su una donna, possederla, averla. In realtà, quindi, non è nessuno.
Negli ultimi mesi ti importunava?
Mi scriveva su tutti i canali possibili, trovava ogni pretesto per cercare di incontrarmi e tutte le volte che faceva un nuovo account o mi scriveva un nuovo messaggio, io eliminavo tutto e lo bloccavo. L’ultimo messaggio che mi ha inviato, qualche giorno prima di venire in negozio, è stata una bugia riguardo a un gatto che lui diceva di aver adottato. Sapendo del mio amore per i gatti, mi mandava foto e video, chiedendomi se volevo andare a vederlo di persona.
Ed era una bugia?
Sì, la polizia, dopo aver controllato il suo appartamento e dopo averlo interrogato, ha scoperto che non c’è mai stato nessun gatto, aveva preso un randagio per strada e se l'era portato in casa solo per fare le foto e creare la messinscena. Quindi abbiamo il sospetto che volesse attirarmi da lui per uccidermi.
Durante il periodo di stalking hai ritenuto di doverlo denunciare?
Non ho voluto farlo perché pensavo che lui avesse bisogno di tempo per elaborare la fine della nostra relazione, non avrei mai pensato che sarebbe arrivato a fare una cosa del genere. Credo che la sua sia stata anche vendetta per il fatto che io ignoravo i suoi messaggi.
Ora come ti senti?
Mentalmente, oggi, vedo la vita in maniera diversa, la apprezzo molto di più e mi sento una persona molto fortunata, ma anche forte. Probabilmente la cosa più grande che possa fare è parlare della mia storia, lo sto facendo anche adesso dall'ospedale e lo farò una volta fuori per mettere in guardia le altre donne, incitarle a parlare alla famiglia, agli amici, alla polizia di tutto, anche di quei piccoli segnali che sembrano insignificanti.