“Mi ha chiamato mentre andava giù, urlava”: il terrore dei ragazzi sul bus precipitato a Pontremoli
Il bilancio dell’incidente di ieri che ha visto un pullman extraurbano precipitare per un centinaio di metri lungo la ripida scarpata che fiancheggia la tortuosa strada provinciale 37, che da Pontremoli conduce a Zeri (in provincia di Massa-Carrara, Toscana), è di 20 persone coinvolte, nessuna delle quali in pericolo di vita.
A parte l’autista del mezzo e una signora, tutti gli altri sono studenti delle scuole superiori, quindi di età compresa tra i 15 e 19 anni. Il più grave è un ragazzo di 16 anni, attualmente in codice rosso, che è stato portato con l’elisoccorso Pegaso fino all’ospedale di Cisanello (Pisa) per un trauma cranico; un altro coetaneo, sempre in codice rosso, si trova all’ospedale di Pontremoli, ma solo per dinamica.
“È un miracolo”, non smettono di ripetere volontari, soccorritori e testimoni. E davvero si è trattata di una tragedia sfiorata per un soffio: secondo la ricostruzione del Soccorso Alpino Speleologico Toscano, intorno alle 13.30 l’autista avrebbe perso il controllo del mezzo e il pullman avrebbe ruotato su se stesso prima di cominciare la discesa all’indietro.
La corsa fuori strada del mezzo sarebbe stata notevolmente rallentata dalla fitta vegetazione presente nella scarpata, che ha permesso di evitare conseguenze ben peggiori: gli alberi hanno frenato in più punti l’autobus, fermato infine da una radice incastrata sotto il semiasse.
I primi soccorritori che sono giunti sul luogo dell’incidente hanno dovuto sporgersi oltre il guardrail divelto per scorgere una macchia blu in mezzo al bosco.
Uno dei primi ad accorrere è stato Cristian Petacchi, il sindaco di Zeri, destinazione di arrivo del bus. L’uomo, infatti, si è precipitato sul posto dopo aver ricevuto una chiamata disperata da parte della figlia 17enne, che si trovava proprio su quell’autobus.
“Mi ha chiamato mentre andavano giù, urlava, poi è caduta la linea – racconta il sindaco, tra i primi a prestare soccorso – Io mi sono precipitato: è stato uno shock arrivare là e sapere che in fondo alla discesa c’erano i nostri ragazzi, li sentivo urlare. In una comunità piccola come la nostra, questi ragazzi sono i figli di tutti, li conosciamo da sempre”.
Cristian Petacchi, dopo aver appurato che la figlia non si trovava in grave pericolo, si è immediatamente diretto dove si era arrestata la corsa del bus: “C'erano ragazzi che stavano risalendo da soli, gli ho detto di fermarsi e sedersi. Sono corso dal ragazzo rimasto ferito nel modo più grave, era fuori dal bus e urlava”.
Per gli altri giovani, alcuni dei quali sono stati sbalzati fuori dai finestrini andati in frantumi, numerose fratture, ferite e tantissimo spavento: tre di loro sono stati trasportati in ospedale con codice giallo, ma non sarebbero in gravi condizioni, secondo quanto riferito dal presidente della regione Toscana, Eugenio Giani.
“I ragazzi salivano pian piano, hanno l’età di mia nipote. Una ragazza aveva un ramo conficcato nella schiena. Sembrava un brutto film, di quelli horror”, racconta ai media locali una signora che è accorsa dopo aver sentito la notizia.
Restano ancora sconosciute le cause dell’incidente. Alcuni ragazzi hanno affermato di aver visto l’autista accasciarsi, forse per un malore; il sindaco Petacchi riporta le parole della figlia: “Poco prima della curva hanno visto rallentare molto il pullman, poi mia figlia si è alzata ed è andata verso il posto di guida per provare a far qualcosa e, quando era quasi arrivata, si è accorta che l’autista era come girato, piegato su se stesso. Non so se abbia avuto un malore o un colpo di sonno”.
Secondo le prime indiscrezioni, l’autista – 52 anni, di cui 27 passati alla guida degli autobus – avrebbe sostenuto di essere stato abbagliato dalla luce comparsa improvvisamente tra le fronde, perdendo così il controllo del mezzo. Alcuni colleghi del conducente hanno denunciato, inoltre, turni di lavoro eccessivamente pesanti, dalle 5 del mattino alle 3 del pomeriggio.
Intanto, in una nota della compagnia Autolinee Toscane si legge che, da prassi, è stata avviata un’indagine interna; secondo la ditta, inoltre, il mezzo aveva fatto tutte le manutenzioni e revisioni previste dalla legge.
Dopo i primi, concitati momenti di ieri, in cui l’unico pensiero era quello di trarre in salvo le persone coinvolte, in queste ore cominciano ad emergere le ricostruzioni e i racconti dei testimoni. Tra questi, spicca la storia di Francesco, che da un anno fa avanti e indietro con quell’autobus per andare a Pontremoli, dove frequenta il primo anno di geometra.
Il giovane ha raccontato a Il Tirreno il panico provato nel momento in cui si è reso conto che qualcosa non andava: “Ero sul bus, stavo chiacchierando. Mi sono sentito andare giù: ho fatto in tempo ad agganciarmi a uno dei pali del mezzo. Continuavamo a scendere prima piano, poi sempre più forte. Ad un certo punto ci siamo fermati, ho visto una ragazza e un altro mio compagno che sembravano morti”.
Ma il ragazzo non ha permesso che il terrore prendesse il sopravvento, e ha messo in pratica le nozioni base di primo soccorso che aveva precedentemente imparato a scuola: ha girato la ragazza, alla quale usciva della bava bianca dalla bocca, su un fianco, per poi prestare soccorso all’amico, tirandogli fuori la lingua per evitare che potesse soffocare.
Il padre di Francesco, che aveva anche un’altra figlia su quel bus, commenta le azioni del figlio che sembra essere inconsapevole dell’importanza del suo gesto: “Se sono fiero di mio figlio? Mi ha riempito il cuore”.
“Ho fatto l’autostrada piangendo – ripercorre gli attimi del giorno prima, dopo aver saputo dell’incidente – ci ho messo davvero una manciata di minuti. Ho visto Francesco, che portava su a braccetto gli amici. Mia figlia è stata l’ultima ad essere estratta dal bus: ha il bacino rotto”.
“Queste curve noi le conosciamo a memoria – afferma sconcertato un altro dei soccorritori – Io vivo a Zeri da quando sono nato e questa è la mia strada: la conosco a memoria. Una cosa così non era mai successa prima di oggi”.