“Mi diede un compito, deitalianizzare la Sala Stampa”. Parla la prima portavoce donna di Papa Francesco

Non sono molte le persone che hanno avuto l'opportunità di conoscere Papa Francesco davvero da vicino: tra queste c'è Paloma García Ovejero, giornalista spagnola, prima donna a ricoprire il ruolo di viceportavoce della Sala Stampa vaticana tra il 2016 e il 2018, che in occasione della morte del Pontefice è tornata a parlare del suo legame con Bergoglio nel corso di un’intervista al programma iberico Todo es mentira.
Quello di García Ovejero è stato un racconto inedito, fatto di confidenze, aneddoti personali e rivelazioni che mostrano il lato umano e diretto del Papa. "Ho vissuto diversi anni al suo fianco", ha esordito, ricordando l’impatto di quel ruolo nella sua vita. "Fu un cambiamento radicale. Parlare con lui in spagnolo, con le sue battute, la sua profonda conoscenza della Spagna e della nostra cucina… adorava la tortilla di patate e le yemas di Ávila".
La sua nomina arrivò inaspettata, senza iter formali. "Lavoravo in radio e TV, non pensavo che qualcuno mi stesse osservando", racconta. "Un giorno ricevetti una telefonata: in italiano mi dissero che il Papa voleva che diventassi la sua portavoce. Tornai a casa dicendo: ‘È pazzo'. Ma era tutto vero. Nessun concorso, nessun esame. Solo la sua chiamata".

Un momento chiave del suo incarico fu l’indicazione ricevuta direttamente da Francesco: "Ci disse, a me e a Greg Burke, che non ci aveva scelti perché fossimo i migliori, ma perché pregando aveva capito che eravamo le persone giuste. E ci affidò un compito preciso: deitalianizzare la Sala Stampa". Un mandato che – ammette García Ovejero – aggiunse "un tocco esotico, ma anche carattere" alla comunicazione vaticana.
La giornalista ha poi ricordato i viaggi papali e la straordinaria capacità di Francesco di entrare in sintonia con tutti: "Aveva un dono nelle distanze brevi. Sapeva trovare un punto d’incontro anche con persone provenienti da mondi opposti". Quanto al futuro della Chiesa, García Ovejero non si sbilancia sul possibile successore, ma sottolinea un elemento essenziale: "È una catena ininterrotta, un anello dopo l’altro, che da 2mila anni continua a raccontare la stessa storia. Le fondamenta restano le stesse".