Mestre, coppia di turisti arriva tardi alla fermata del bus precipitato: “Così ci siamo salvati”
"Abbiamo saltato la corsa delle 19.30 e mi sono lamentato con mia moglie: ‘faremo tardi per colpa tua e non posso guardare la partita di Champions League per colpa tua'". Così il 30enne Ferhat ricorda al Gazzettino quel litigio con la moglie, la 31enne Emine, sul ritardo di un paio di minuti che se da una parte ha impedito all'uomo di non vedere in tempo il calcio d'inizio di Copenhagen-Bayern Monaco, dall'altra ha salvato la vita alla coppia di turisti tedeschi arrivati da Heidenheim con la loro figlia Zara di 1 anno.
La famiglia di ritorno da Venezia e diretta a Marghera ha perso la corsa del bus poi precipitato a Mestre. Ferhat ha anche provato a telefonare al campeggio Hu, affinché venisse chiesto all’autista Alberto Rizzotto di fermarsi ad aspettarli, ma ha sbagliato numero. La coppia ha raccontato quanto accaduto al quotidiano tedesco Bild:
Abbiamo aspettato la corsa successiva alla stazione Marittima. Abbiamo atteso un’ora: 20.30, 35, 40, il bus ancora non c’era. Altri hanno chiamato l’hotel e hanno detto che c’era stato un grosso incidente, ma ovviamente ancora non sapevamo che era la nostra corriera".
Marito, moglie e bimba alla figlia sono tornati all’alloggio a piedi, "dopo aver camminato per 40 minuti" e in quei momenti hanno appresso che il pullman che avrebbe dovuto prendere era precipitato.
La donna ricorda quei momenti. "Non riuscivamo proprio a decidere dove volevamo mangiare. Siamo arrivati nel centro storico alle 19, ma non avevo voglia di portare il passeggino sui ponti più grandi. Alle 19.22 ho detto a mio marito: va bene, andiamo a mangiare in albergo" ricorda la donna. Tuttavia non sono riusciti ad arrivare in tempo alla fermata. "Volevo vedere la partita e volevo mangiare una vera pizza cotta nel forno a pietra qui in Italia. E ho notato che a Venezia non c’era. Ho pensato: che mangi qui o in hotel, è la stessa cosa. Ecco perché volevamo andare in hotel con il pullman delle 19.30. Ma lo abbiamo perso e forse è per questo che siamo ancora vivi adesso" spiega l'uomo.
Poi la chiamata al campeggio. Ma facendo il numero sbagliato: "Pensavamo che il conducente avrebbe aspettato, se avesse saputo che c’erano altri due ospiti in arrivo. Ma così ci saremmo stati anche noi su quell’autobus...".
Da ormai due giorni Emine e Ferhat si arrovellano su quell’appuntamento, fortunatamente mancato, con il destino.
Non siamo riusciti a dormire fino alle 2 del mattino – hanno mormorato – quando ci siamo davvero resi conto di cos’era successo. Noi diciamo che esiste una buona morte, quella in cui si muore serenamente a letto. Ma poi succedono anche cose del genere. Che dire? Non abbiamo saputo fare altro che abbracciare nostra figlia…".