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Matteo Messina Denaro

Messina Denaro tormentato dai possibili traditori: “La Palermo bene ora si nasconde”

Le inquietanti parole proferite in carcere dal boss Matteo Messina Denaro a confermare i tormenti sui possibili traditori che dopo l’arresto hanno afflitto il numero uno di cosa nostra.
A cura di Antonio Palma
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“Da qualche giorno a questa parte tutta la Palermo bene ha le unghie ammucciate”, sono le inquietanti parole proferite in carcere dal boss Matteo Messina Denaro a confermare i tormenti che dopo l'arresto hanno afflitto il numero uno di cosa nostra. Parole che risalgono a pochi giorni dopo l'arresto e dalle quali si evince che l'ergastolano non avesse ancora digerito la modalità della sua cattura, avvenuta durante le terapie oncologiche a Palermo

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Le sue parole sembrano confermare che tra i suoi sospetti c’era un possibile tradimento proprio tra i personaggi di quella Palermo bene che per decenni ha fatto affari con lui e indirettamente protetto la sua latitanza. Parole sibilline che, come riporta Repubblica, sono state proferite in uno dei pochissimi incontri che gli sono stati concessi al 41 bis e cioè con una dottoressa incaricata di visitarlo per la sua malattia. Parole ancora più gravi se si pensa che sono state proferite pochi giorni le dichiarazioni pubbliche rese dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia che aveva posto l’accento proprio sui contatti tra il boss e molti esponenti dei salotti buoni del capoluogo siciliano.

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“Siamo davanti a un rapporto simbiotico, utile per entrambi i partner. La borghesia ne ha tratto vantaggio in termini di protezione e anche economici. Cosa nostra è riuscita così a entrare nei salotti buoni dove si discute di affari, finanziamenti, appalti, dove si decidono le politiche pubbliche. E vi è entrata dalla porta principale, parlando con i suoi interlocutori da pari a pari” aveva spiegato De Lucia al Corriere dopo l’arresto di Messina Denaro.

L'arresto del boss Matteo Messina Denaro
L'arresto del boss Matteo Messina Denaro

“Certamente indagheremo su chi lo ha protetto consentendogli, praticamente indisturbato, di curarsi in una delle strutture mediche più note di Palermo, indagheremo per capire chi gli ha consentito il tenore di vita agiato che ha condotto e lavoreremo per ricostruite l’intera sua latitanza” aveva detto il procuratore. A loro forse è andato il pensiero del boss, sicuro che a Campobello di Mazara, dove si nascondeva e dove aveva una fitta rete di complici, nessuno avrebbe potuto tradirlo. Per il boss, solo da Palermo qualcuno potrebbe aver fatto il suo nome. Per questo con il suo arresto, forse per paura di essere scoperti, secondo lui avrebbero ritirato le unghie, evitando di esporsi e standosene rintanati.

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